Bambina stuprata e uccisa. Quale pena?

La casa dove è avvenuta la scomparsa della bambina uccisa

Maria Ungureanu, 10 anni. Violata e uccisa. Chi distrugge così l’innocenza, cosa merita davvero?

Quando il crimine supera il pensabile

Dieci anni. Una bambina. Maria Ungureanu. Violentata. Uccisa. Abbandonata a morire. Ogni parola che racconta questa tragedia grida giustizia, e nel contempo si infrange contro un sistema che fatica a trovare un equilibrio tra il diritto e l’umano sentire.

Davanti a crimini tanto efferati, lo sdegno è l’unico sentimento che non deve spegnersi. Una giustizia che vuole davvero essere tale non può ignorare la portata emotiva, morale, simbolica di un delitto che strappa la vita a un essere umano tanto piccolo, indifeso, innocente.

Il prezzo della vita

Chi devasta una vita così, merita pietà? Perdono? Un’altra possibilità perché “non voleva”? Per molti reati esistono attenuanti, percorsi alternativi, premi di buona condotta. Ma quando la brutalità raggiunge vette disumane, come si può ancora parlare di rieducazione, come se l’orrore fosse un errore riparabile?

Non si può tacere un pensiero che emerge con forza: in certi casi la pena di morte appare, nella coscienza comune, come l’unica risposta proporzionata. Ma viviamo in un ordinamento che la esclude, e che proprio per questo deve farsi carico di garantire che le pene comminate siano davvero certe, severe, definitive. Senza sconti. Senza sconti morali, politici o giudiziari.

Nessun prezzo è troppo alto

Stabilire il valore di una vita umana è compito difficile, ma è esattamente ciò che fa la giustizia ogni giorno. Quando questo valore viene tradito da una pena simbolica, da una condanna che si esaurisce in pochi anni, lo Stato non solo fallisce nella sua funzione punitiva, ma umilia le Vittime, vive o morte. Il prezzo della vita deve essere altissimo. Per rispetto. Per verità. Per civiltà.

Una riflessione amara ma necessaria

Maria era sola. E questa solitudine chiama in causa anche noi. I genitori, certo, che forse hanno sottovalutato i rischi. Ma anche le istituzioni, la società, la cultura del permissivismo, dell’indifferenza. L’orco che l’ha colpita deve pagare. Senza pietà, perché lui non ne ha avuta.

Una società che non sa proteggere i suoi bambini è una società che ha smarrito il senso del sacro, dell’umano, del giusto. E la giustizia, quando è vera, deve avere il coraggio di dire che alcune vite valgono troppo per essere violate senza conseguenze proporzionate.

di Barbara Benedettelli — Sociologa, saggista, giornalista e Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Autrice di numerosi libri e studi su crimine, giustizia, AI e relazioni umane.

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è sociologa, saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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Chi è Barbara Benedettelli
Sociologa, giornalista e saggista. Autrice di inchieste su giustizia, vittime, violenza relazionale e intelligenza artificiale. Editorialista per Il Giornale e autrice di saggi come Dialogo con l’Umanità, Connessioni Pericolose e 50 Sfumature di Violenza.

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