Barbara Benedettelli, giornalista e attivista per i diritti delle Vittime, esplora la violenza domestica in tutta la sua complessità: dati, fatti, responsabilità. Perché la violenza, a volte, è reciproca.
Uno sguardo oltre il pregiudizio: femminicidio e maschicidio in Italia
Nel suo saggio 50 sfumature di violenza, Barbara Benedettelli affronta una delle domande più scomode del nostro tempo: la violenza domestica colpisce davvero solo le donne? I dati, le testimonianze e i casi di cronaca riportati rivelano una realtà molto più complessa. Una realtà che troppo spesso viene taciuta.
Una voce controcorrente in un dibattito polarizzato
Già nel 2017, con il pamphlet Il maschicidio silenzioso, Benedettelli aveva acceso i riflettori su una verità scomoda: l’amore violento è spesso reciproco. Le donne, in alcune dinamiche, possono essere carnefici. Dei figli, dei genitori, dei partner. Questa osservazione non nasce da ideologia, ma da fatti. Da storie vere. Da numeri ufficiali.
I numeri che raccontano un’altra verità
Il rapporto Eures 2015, che Benedettelli ha riletto con occhio critico, parla chiaro: tra il 2010 e il 2014 si sono contate 923 vittime di omicidio in ambito familiare o di coppia, di cui 578 donne e 345 uomini. Numeri che, seppur diversi, mostrano un fenomeno che coinvolge entrambi i sessi. Eppure, solo uno di questi viene riconosciuto pubblicamente.
Il tabù della donna violenta
Nel saggio, l’autrice denuncia la sistematica rimozione della violenza agita dalle donne. Una rimozione che ha conseguenze drammatiche: i bambini, gli anziani, gli uomini vittime di violenza diventano invisibili. Le loro storie vengono relegate in fondo ai giornali locali. Ma la sofferenza, la morte, le cicatrici non hanno genere.
Verso una cultura della realtà: la Convenzione di Istanbul
La Convenzione di Istanbul stessa riconosce che anche gli uomini possono subire violenza domestica. Ma l’attenzione resta unilaterale, spesso alimentata da obiettivi politici. L’invito di Benedettelli è chiaro: leggere i dati correttamente, tornare dentro i margini. Va bene occuparsi del grave fenomeno del inserire il femminicidio, ma esiste anche il contesto più ampio della violenza relazionale.
Le vere domande: chi tutela le altre vittime?
Chi si occupa dei bambini abusati? Degli uomini molestati? Degli anziani picchiati? Riconoscere la loro esistenza non toglie nulla alle vittime donne, ma permette una risposta integrale. Perché se si tampona solo da un lato, prima o poi l’intero sistema affonda.


