Una ragazzina che si prostituisce non è “normale”. È il segnale di un vuoto educativo e affettivo. Le baby squillo sono un problema sociale che ci riguarda tutti, e che interpella la famiglia, la scuola e la società intera.
Non sono “ragazzine normali”. Sono segnali d’allarme
Quando scopriamo una baby squillo, spesso sentiamo dire: “Era una ragazza normale.” Ma cos’è, davvero, la normalità? Se normalità è ciò che appare in superficie, allora sì, forse sembrano normali. Ma sotto quella superficie c’è un abisso. Un disagio profondo, invisibile agli occhi distratti, che solo uno sguardo attento, umano e amorevole potrebbe cogliere prima che sia troppo tardi.
Che tipo di mondo stiamo offrendo ai nostri figli? Quali valori, quali riferimenti, quale senso dell’identità? Viviamo immersi in una cultura dell’apparenza, dove il valore personale è misurato in base a ciò che si possiede, si mostra, si consuma. Se hai, allora sei. Se appari, allora esisti.
E se i modelli che diamo sono questi, se l’unica moneta che riconosciamo è quella del possesso, come possiamo stupirci che una ragazzina venda se stessa per sentirsi qualcosa? Per sentirsi vista?
Il vuoto che diventa mercato
Viviamo in una società dove manca il tempo per gli affetti autentici, per coltivare relazioni vere. Allora ogni relazione va bene. Anche quella con un cliente pagante. E così, una ragazzina può arrivare a dire: “Erano persone gentili, mi trattavano bene.”
Ma dietro a questa apparente accettazione c’è il nulla. Un vuoto terrificante. Un vuoto che diventa mercato. Che trasforma il corpo in merce, la fragilità in prestazione, il bisogno d’amore in tariffa oraria.
Dove sono gli adulti?
Se esiste una baby squillo, qualcosa nella sua vita – e quasi sempre nella sua famiglia – non ha funzionato. Sono venuti a mancare i riferimenti, i progetti, le aspettative sane. È venuta meno la trasmissione di un amore per se stessi, di un’educazione che valorizzi le qualità personali, che aiuti a farle crescere, che indichi una direzione per costruire futuro.
E se non c’è futuro, tutto è lecito. Tutto diventa ora. Tutto si compra.
La domanda che non vogliamo fare
Una ragazzina si prostituisce e poi chiede: “Cosa ho fatto di male?” E noi, cosa le rispondiamo? Che colpa ha una quindicenne lasciata sola nel deserto dei valori? E i suoi genitori, dove sono? E ancora: chi sono gli uomini adulti che usufruiscono del suo corpo e restano impuniti?
Le baby squillo non sono un’anomalia. Sono la cartina al tornasole di una società smarrita, dove il senso del valore umano si è dissolto e l’età non è più una protezione. Sono un fenomeno sociale che ci riguarda tutti. E se non siamo capaci di guardare oltre il giudizio, di andare in profondità, continueremo a lasciare che nuove Matilde – stavolta vive ma violate – crescano nel silenzio. O peggio, nella complicità della nostra indifferenza.


