La povertà più devastante non è solo quella materiale, ma quella morale: quando perdiamo l’empatia, l’educazione emotiva e il senso della vita altrui, perdiamo tutto. Per combattere ogni miseria, dobbiamo riscoprire il valore della solidarietà concreta e del sentire umano.
Dall’essere all’avere: la nuova povertà del sentire
Una volta ci si domandava: Essere o avere? Oggi la domanda è diversa: Avere e dare o avere e tenere? Vince il “tenere”, perché per dare occorre sentire. E per sentire bisogna prima combattere la povertà interiore, molto frequente nel nostro tempo. Dobbiamo trovare un modo concreto per essere solidali. La solidarietà non è un’emozione: è un fatto. Dare significa offrire possibilità di uscita dallo stato di disagio economico. Servono soluzioni nuove, ma anche il rafforzamento di percorsi già noti.
Il rumore del quotidiano soffoca l’anima
Spesso ci sfugge ciò che conta davvero, assorbiti da un quotidiano pieno di impegni, ma povero di spazi per sentire. E senza sentire, anche se siamo circondati da oro e diamanti, restiamo poveri. Se non comprendiamo che la vita è il bene più raro e condiviso, il diamante più prezioso, non potremo risolvere nessuno dei mali che la negano: dalla fame alla violenza, dalla malattia alla solitudine.
Un viaggio tra le Vittime: la povertà dell’anima uccide
Questa riflessione nasce dal mio viaggio tra i familiari delle Vittime di omicidio. Un mondo vasto, dignitoso e silenzioso. Così silenzioso da essere dimenticato. Creato dalla peggiore povertà: quella morale. La povertà interiore genera povertà relazionale, povertà culturale, povertà economica. Genera squilibrio, ingiustizia. Violenza.
Una caduta, una solitudine condivisa da molti
Ieri, mentre ero in stazione a Bologna, dove sono stata a presentare il mio libro, sono caduta. Nessuno mi ha aiutata. Neanche uno sguardo. Tanta gente, ma ero sola. Mi sono alzata e mi sono sentita sola. E allora mi chiedo: se non riusciamo ad aiutare chi cade davanti a noi, come possiamo soccorrere chi non vediamo? Chi ci chiede aiuto con la voce flebile della dignità? Eccola, la povertà morale.
Tutto accade. A tutti.
Tendere la mano richiede empatia. Richiede umiltà. Sapere che anche a noi può succedere, che tutto può accadere. Ed è questo il fondamento della vera solidarietà. Dobbiamo lavorare sulle fondamenta: la radice dell’anima, che oggi è arida, va nutrita. La povertà interiore genera squilibrio, ingiustizia, violenza. Genera anche povertà economica. Dobbiamo trovare un modo di essere solidali con i fatti. E i fatti, per quanto riguarda la povertà materiale, sono rappresentati dal dare una possibilità concreta, alle persone, di uscire dallo stato di disagio economico nel quale si trovano.
La cultura della vita è la vera rivoluzione
Ma nessuna povertà si può sconfiggere se non mettiamo al centro la vita. Nè la povertà materiale, né quella materiale spesso generata dalla prima. La vita deve essere al centro. A scuola, in famiglia, nelle istituzioni. E, ormai, anche su internet. Basta superficialità. Serve profondità.
La vuotitudine dell’egoismo e il valore dello scambio
La “vuotitudine” è piena solo di un sé troppo grande. La solidarietà si impara. L’educazione emotiva è fondamentale. Ognuno è un mondo: se viene considerato come tale, è capace di costruire, dare, scambiare. E creare vera ricchezza.


