Cesare Battisti e il diritto di vivere

Cesare Battisti arrestato

“Chi ha il diritto di vivere?” se lo chiede Cesare Battisti in una conferenza pubblica. Ma a porre la domanda è un uomo condannato per omicidi e atti terroristici. Dov’è la giustizia se chi ha tolto la vita può raccontare la sua senza mai pagare per quella degli altri?

Un ex-terrorista ospite d’onore a una conferenza pubblica

“Chi ha il diritto di vivere”, Quem tem direito ao viver. È questo il titolo scelto da Cesare Battisti per una conferenza tenuta nel 2013 al VI Forum dell’Università Federale di Santa Catarina, in Brasile. Compenso: 1.500 real, circa 500 euro, finanziati direttamente dal Ministero dell’Istruzione brasiliano.

A pronunciare queste parole non è un filosofo, non è un sociologo, né un giudice. È un ex terrorista, condannato in via definitiva dallo Stato italiano per quattro omicidi, oltre che per numerose rapine e gambizzazioni. Uno che fugge dalla giustizia, ma che pontifica pubblicamente su chi debba avere diritto alla vita.

Giustizia o vendetta? Il ribaltamento delle vittime e dei carnefici

Battisti definisce “vendetta storica” la richiesta dell’Italia – e dei familiari delle sue vittime – di riportarlo in patria per scontare la pena. Ma non è vendetta chiedere che un assassino paghi per le vite che ha tolto. È giustizia.

Una giustizia che talvolta arriva tardi, ma che deve arrivare, per rispetto verso chi è morto e verso chi porta ogni giorno i segni della violenza subita. La pretesa che il dolore venga dimenticato in nome della distanza temporale è un insulto alla memoria delle vittime e una pericolosa leggerezza civile.

Chi erano i PAC, chi era Battisti

Battisti era un membro dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC), gruppo che negli anni ’70 e ’80 rapinava, feriva, uccideva nel nome di un’ideologia distorta. Si arrogavano il diritto di agire al di sopra della legge in quanto proletari, autoattribuendosi un potere superiore su chiunque altro.

Tra le loro vittime ci sono anche cittadini comuni che cercavano solo di difendersi, come Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin, uccisi mentre esercitavano il loro diritto alla legittima difesa. Battisti è stato condannato per questi due omicidi come complice e mandante, sulla base delle dichiarazioni di un pentito. Ma i suoi capi d’imputazione sono ben undici, e comprendono anche rapine, sequestro di persona, banda armata, due omicidi diretti.

Non un eroe, ma un pluriassassino

Chi continua a definirlo “scrittore”, “intellettuale” o addirittura “esiliato politico” dimentica la sostanza delle sue azioni. Battisti non è un dissidente, è un pluriassassino. Un uomo che ha sottratto alla giustizia il proprio corpo, ma non può sottrarsi alla verità storica dei fatti.

Non è un patriota, non è un simbolo di lotta. Come cantava Lucio Battisti nel 1994: “Chi di noi il governato e chi il governatore son fatti che attengono alla storia. (…) Il punto era l’incendio.” Giusto. Il punto è l’incendio che ha provocato, non l’ideologia con cui ha tentato di giustificarlo.

L’ergastolo? Per chi resta

Battisti oggi scrive libri. E può farlo anche in un carcere italiano. Non rischia la vita. Neppure un ergastolo vero, dato che la pena in Italia non è mai veramente perpetua.

Chi invece ha perso tutto, chi vive l’ergastolo autentico, è Alberto Torregiani, colpito da una pallottola durante l’agguato a suo padre. È su una sedia a rotelle da quando aveva 15 anni. La sua condanna non è mai finita. Così come non finirà mai la mancanza dei padri, dei fratelli, degli amici che Battisti ha contribuito a cancellare.

La giustizia – quella vera – non si ferma al tempo trascorso. E lo Stato ha il dovere morale e civile di farla arrivare. Sempre.

Vittime e carnefici a confronto

Vittima Carnefice / Ruolo Battisti Contesto / Azione
Pierluigi Torregiani Complice e mandante dell’omicidio Gioielliere, ucciso nel 1979 dopo aver reagito a una rapina.
Lino Sabbadin Complice e mandante dell’omicidio Macellaio, ucciso lo stesso giorno di Torregiani per legittima difesa.
Antonio Santoro Autore materiale dell’omicidio Agente della polizia penitenziaria, ucciso a Udine nel 1978.
Andrea Campagna Autore materiale dell’omicidio Agente DIGOS, assassinato a Milano nel 1979.
Alberto Torregiani Vittima collaterale, oggi disabile permanente Colpito durante l’attentato al padre, ha riportato una lesione spinale irreversibile.

di Barbara Benedettelli — Sociologa, saggista, giornalista e Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Autrice di numerosi libri e studi su crimine, giustizia, AI e relazioni umane.

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è sociologa, saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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Chi è Barbara Benedettelli
Sociologa, giornalista e saggista. Autrice di inchieste su giustizia, vittime, violenza relazionale e intelligenza artificiale. Editorialista per Il Giornale e autrice di saggi come Dialogo con l’Umanità, Connessioni Pericolose e 50 Sfumature di Violenza.

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