Tommy “dentro”, Alessi fuori?

Tommaso Onofri

Tommy Onofri dentro una bara. Mario Alessi fuori? 

Tommy non c’è più. Chi l’ha ucciso, nel 2016 grazie allo scadere dei termini per la richiesta, potrebbe avere la possibilità di lavorare esternamente al carcere. Se ne parlò nel 2013, poi silenzio. Se ne riparlò nel maggio del 2015 e poi ancora silenzio. Se ne parla ora che mamma Pala Pellinghelli fa un appello: Mario Alessi e gli altri devono scontare tutta la condanna. 

Tommy è stato condannato a morte, quando aveva solo 18 mesi. La sua famiglia all’ergastolo perenne del dolore. Chi lo ha ucciso deve pagare per quello che ha fatto.

Nel 2013 venne fuori la notizia della possibilità per Alessi di usufruire del lavoro esterno al carcere. Ci siamo indignati appena letto e poi stop. Finita lì. Poi una vecchia notizia circola sulla rete, vai a vedere e ti accorgi che allo scadere dei termini per quella richiesta mancano pochi mesi.

Pochissimi. Che facciamo? Ci indigniamo quando Alessi è già fuori o ci indigniamo adesso per ricordare ai giudici che cosa ha fatto questo uomo e che valore ha la vita umana?

Mario Alessi ha ucciso il bambino mentre era in attesa del terzo grado di giudizio (per essere poi definitivamente condannato anche per quel procedimento penale) per stupro, rapina a mano armata e rapimento. Aveva rapito una coppia insieme a un complice, stuprato lei e costretto lui ad assistere legato ad un albero.

Grazie all’In-giustizia italiana, nonostante due condanne e la pericolosità sociale, poteva lavorare tranquillamente con il solo obbligo di rientro a casa a un determinato orario. Proprio durante quella libertà “condizionata” aveva potuto spezzare per sempre la vita di un bimbo e della sua famiglia.

Vogliamo ridargli quella stessa libertà? Chi la pensa diversamente da me affermerà che Alessi è cambiato. Che merita la seconda possibilità che non ha dato a tante altre persone. Possibile che sia cambiato.

Ma poco importa se si dà un valore reale alla vita umana. Ovvero tu stai dentro tot anni (per intero) perché quello è il valore, il “prezzo” che la società ha deciso di dare alla vita. Il prezzo che paghi è la libertà. Punto.

La cosa paradossale è che sconti non se ne fanno sui diamanti, per esempio. Sulla benzina, sul cibo. Quando vai a comprare la carne al supermercato manco lo chiedi se ti fanno lo sconto. Sai che il suo valore non è negoziabile. Invece accettiamo che si facciano sconti su sconti a chi ha reciso la vita altrui. Assurdo!

Quale prezzo diamo alla nostra vita? Alla vita di un bambino e della sua famiglia? Davvero bastano pochi anni di libertà negata? Possiamo accettare che un uomo che ha commesso il più terribile e grave dei delitti possa uscire dal carcere ,mentre un bambino di pochi mesi e suo padre restino “dentro” a una tomba per sempre?

Io non lo accetto. Non la considero giustizia. Il paese che considera la libertà un bene superiore alla vita è un paese di emme. La vita non può avere un “prezzo” così basso.

“L’indignazione ha bisogno della memoria come del pane e dell’aria” dice Don Ciotti .

E allora ricordiamo Tommy, ma anche chi gli ha fatto cosa. E pretendiamo che non si svalutata la vita. 

@bbenedettelli

La scelta è tua

Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

Potrebbe interessarti anche

Scritta violenza domestica e di prossimità, clicca per andare all'indagine

Barbara Bendettelli  2023 – © Tutti i diritti riservati 

error: Il contenuto è protetto