Più che di slogan, l’Italia ha bisogno di verità. Di un governo che metta al centro le persone, non i tecnicismi. Che agisca, non che prometta. Che abbia il coraggio di guardare in faccia la sofferenza del Paese e intervenire. Prima che sia troppo tardi.
Governo, popolo e verità: la politica che deve tornare a essere umana
Il nostro Paese sta affrontando un bivio storico. Da un lato, un passato fatto di tecnicismi, compromessi, formule astratte, saggi e presidenti che, per sopperire alla frammentazione politica, esautorano la politica stessa. Dall’altro, la necessità urgente di tornare a una politica concreta, centrata sulle persone, sui bisogni reali, sui diritti basilari. Il diritto alla vita, al lavoro, alla speranza.
C’è chi dice che la democrazia sia salva anche quando un governo nasce senza passare dalle urne. Eppure c’è qualcosa che si spezza nel cuore del cittadino, qualcosa che sa di abbandono, di impotenza, di distanza. Perché la politica, se non si alimenta del consenso reale, se non ascolta la protesta e la converte in proposta, muore. E con lei muore anche un pezzo di fiducia.
Crisi, suicidi, silenzi. Lo Stato deve tornare umano
Oltre 110 persone si sono tolte la vita in pochi mesi. Non per malattie, ma per disperazione. Per la crisi. Per l’abbandono. Per la vergogna. Persone lasciate sole, senza rete, senza voce, senza sostegno. Vittime non solo dell’economia, ma di uno Stato che ha perso il contatto con la sofferenza quotidiana.
Io so cosa vuol dire la depressione. L’ho attraversata. E so che quando ti prende, sei tu a venire a mancare. In un Paese che ha fatto dei numeri un feticcio, si dimentica che dietro ogni numero c’è una storia. Un padre, una madre, un figlio. Persone che volevano solo un lavoro, un senso, un motivo per resistere.
Le banche vengono tutelate, le imprese affogano. I fidi vengono negati, i piccoli falliscono. Tutto questo è inaccettabile. Non si può accettare. È ora che la Repubblica torni a rimuovere, davvero, quegli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.
Un Paese normale: sogno o dovere?
Ho sognato un mondo più giusto, dove le persone valgano più dei bilanci. Un Paese normale, dove la politica sia passione civile, non calcolo. Dove un lavoro sicuro e giustamente retribuito non sia un’utopia. Dove una madre possa crescere i propri figli senza essere costretta a licenziare la badante o la colf, necessarie per poter lavorare.
Stra-vivere è diventato un obbligo. Ma quel “stra” ha ucciso la misura, ha divorato l’essenziale. Stiamo perdendo il senso, il ritmo naturale delle cose. La normalità non è noia: è equilibrio. Non è mediocrità: è giustizia.
Enzo Biagi diceva che “un treno in orario non dovrebbe essere una notizia”. Ecco, è questo che voglio. Una politica che funzioni. Che non sia straordinaria, ma finalmente ordinaria. Perché ordinario dovrebbe essere garantire un futuro, costruire un presente, proteggere chi è rimasto indietro. Dare speranza a chi ha perso tutto.
Barbara Benedettelli
Sociologa, saggista, giornalista e Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Autrice di Dialogo con l’Umanità, Connessioni Pericolose e altri saggi su crimine, AI, giustizia e relazioni umane. Leggi la biografia completa


