Se il capitalismo brucia la felicità

Il capitalismo brucia la felicità quando il PIL conta più del FIL.

Lo scopo ultimo della politica economica dovrebbe essere la felicità della popolazione ( FIL Felicità Interna Lorda). Quanto meno la serenità.

Il capitalismo senza freni, disumanizzato e disumanizzante, è come un camion che dovrebbe portare viveri ai cittadini e invece corre lungo una discesa senza fine, a tutta velocità e senza fermarsi mai, neanche di fronte a una persona che sta attraversando quella strada.

Vorrei riportare le parole di Robert Fitzgerlad Kennedy per ben descrivere un’epoca che ci vede tutti quanti prigionieri di noi stessi e di un destino che dobbiamo rovesciare, per ritrovare quell’umanità che abbiamo ceduto superficialmente senza accorgerci che ci sta divorando.

“Da troppo tempo si direbbe, abbiamo lasciato l’eccellenza personale e i valori della comunità in balia della mera accumulazione di beni materiali. Il nostro Prodotto Interno Lordo è oggi oltre 800 milioni di dollari all’anno, ma quel Prodotto Nazionale Lordo, se dovessimo giudicare gli Stati Uniti d’America per quello.

Ebbene quel PIL conta l’inquinamento dell’aria, le pubblicità delle sigarette e le ambulanze per raccogliere i resti della carneficina dalle autostrade. Conta le serrature per le nostre porte il carcere per chi tenta di forzarle. Conta il napalm, le testate nucleari e le auto blindate che la polizia usa per spegnere le rivolte nelle città.

Conta i fucili di Whitman, i pugnali di speck e i programmi televisivi che inneggiano la violenza per vendere giocattoli ai nostri figli.

Non misura il nostro spirito né il nostro coraggio né la saggezza né il nostro studio, né la nostra compassione, né la nostra devozione alla patria, misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta.”

@bbenedettelli