C’è anche chi chiagne e fotte

Piangere e fregare

C’è anche chi chiagne e fotte. Va detto: non è sempre solo colpa del governo. 

La situazione del paese non è grave, è tragica. E il dato, al di là della riflessione che segue, è reale. La gente sta male davvero. Ma credo che le responsabilità dobbiamo cominciare a spartircele tutti quanti, se siamo dove siamo.

Il rapporto Istat “Noi Italia” mostra per l’ennesima volta un quadro devastante di quello che una volta era definito il Bel Paese e che era la terza potenza economica del mondo. La politica ha responsabilità enormi che deve assumersi una volta per tutte per ripartire. Ma siamo certi che le responsabilità non siano anche dei cittadini?

Oggi il 24,9% delle famiglie vivono un disagio economico. Una famiglia su 4 non può sostenere spese impreviste, arretrati nei pagamenti o un pasto proteico ogni due giorni. Un dato di realtà, cresciuto del 22,3% dal 2011. Ci avevano promesso che i governi del Presidente, perché quello sono, ci avrebbero tirati fuori dal tunnel, un tunnel che invece è sempre più buio. E che pare non avere fine. La luce la vedono solo troppi di coloro che di questi governi fanno o hanno fatto parte, ed è quella di un Frecciarossa senza freni.

La gente ricorre meno anche alla sanità, tanto da morirne, come è accaduto a una ragazza che non aveva i soldi per andare dal dentista ed è morta a causa di un ascesso. E questo accade mentre i clandestini hanno le corsie preferenziali negli ospedali. Proprio non sappiamo scegliere e valutare le priorità, la scala dei valori da difendere e l’amor patrio, del tipo: prima vengono gli italiani in difficoltà poi se ce la facciamo aiutiamo anche gli altri. Sono razzista se lo faccio notare? E’ realtà. Una realtà che dimostra una diseguaglianza che da italiana non accetto.  

Solo 61 persone su 100 tra i 20 e i 64 anni lavorano. O almeno questo è quello che risulta alle statistiche, perché poi in Italia c’è anche tanto nero e diciamo che non ci si accontenta di un posto qualsiasi neanche temporaneamente di fronte alle difficoltà.

Ma a giustificarci siamo bravi: “Ho studiato tanto non posso fare il commesso”, eppure i laureati in Italia sono la metà rispetto all’obiettivo europeo del 40%. E, a differenza di tanti cinquantenni di oggi che magari, e ripeto magari, fanno il lavoro per il quale si sono preparati  ma hanno fatto anche il magazziniere per sbarcare il lunario, loro no. “O il lavoro che mi piace e subito o niente.” E poi ci sono i furbi del nero. “Faccio il nero sì, e allora? Non posso fare diversamente a causa della tassazione troppo elevata. Quindi è giusto così.” In effetti siamo tra i paesi più tartassati. La pressione fiscale è al 44,1, che poi in realtà è molto più alta. Ma dire giusto evadere è invece ingiusto. Perché va nel di dietro di chi non evade per convinzione e senso della legalità o ha la busta paga. Ma di tutto questo quasi non si può parlare che ti aggrediscono. E poi non porta voti. E se da una parte un pizzico di ragione la possiamo anche trovare a questo modo di pensare, dall’altra siamo di fronte al gatto che si morde la coda o al quesito se è nato prima l’uovo o la gallina.

Detto ciò abbiamo bisogno di un governo che le tasse le abbassa e fa i tagli sulla spesa pubblica, ma non quella del welfaire bensì quella improduttiva. E ce né tanta su 800 miliardi. Per esempio, ed è solo un piccolo esempio, mi chiedo che necessità primaria ci sia nel dare 8 milioni e 700 mila euro alla minoranza slava o 45 milioni in 3 anni al Senegal per fare ripartire la piccola e media impresa, quando ci sono nel nostro paese “minoranze” che arrivano a suicidarsi perché non hanno risorse economiche.

Per non parlare poi dei soldi che si potrebbero recuperare dalla grande evasione. In effetti se beccano il pesce piccolo lo pelano e lo mettono sulla graticola, ma per i pesci grossi il trattamento è diverso. Alle grandi lobbies e alle banche gli sconti si fanno. Di 5 miliardi di penali ed evasione delle banche il governo ne ha recuperati solo 1. Per non parlare dei 98 miliardi dello scandalo slot dove se ce la facciamo alla fine ne prendiamo solo spiccioli.

Ora, se è necessario un governo che invece di alzare le tasse taglia, in modo non lineare però e secondo una scala valoriale almeno di buon senso, dall’altra occorre che i cittadini agiscano nella piena legalità. Perché se è giusto che gli italiani chiedano ai politici trasparenza, onestà e rispetto della legalità, è vero anche che una parte della popolazione chiagne e fotte, senza rendersi conto che non fotte i politici che tanto odia, ma gli altri cittadini, quelli onesti che ancora ci sono.

Ma torniamo alle statistiche. Da primi d’Europa nel meglio, stiamo diventando prima d’Europa nel peggio. La corruzione, la tassazione, la giustizia (o ingiustizia), la sanità e via dicendo. E qui ci sta anche la ramanzina sulla sicurezza stradale, che mi sta particolarmente a cuore, e che per la cronaca quando non c’è vale ben 30 miliardi di euro all’anno ( 2% del Pil) in costi sociali. Siamo i primi in Europa per multe, 78 milioni contro i 24 della Germania ( che ha 20 milioni di abitanti in più). E questo dato deve farci riflettere seriamente sul fatto che ci sediamo in macchina con un’arroganza che non fa bene a nessuno, tanto meno alle migliaia di morti e di feriti, che lo ricordo, potrebbero essere ognuno di noi.

Ecco, diciamo che lo specchio più che di un Bel Paese ci parla di un Paese allo sfascio, non solo per via di un’economia devastante e tiranna, di una classe politica che ha perso il lume della ragione e del buon senso, ma anche dell’incapacità di ognuno di essere per primo il vettore di un cambiamento positivo.

E chiudo con una consolazione. Un primato positivo lo abbiamo dove non ce lo aspettiamo. Nell’ agroalimentare siamo i primi al mondo per marchi di qualità. E qui per i famosi NET – che preferirei chiamare fancazzisti e che magari si lamentano tutto il giorno su internet di questo sporco mondo – offerte di lavoro ce n’è. Provare a cercarlo no?

In sintesi credo che se vogliamo dei buoni politici, una buona politica e quindi una bella nazione, dobbiamo cominciare a essere buoni cittadini, perchè i politici da lì arrivano, dalle città, dai paesi, dall’Italia. Solo che in questa Italia è più facile pretendere dagli altri che da se stessi, e questo proprio non va. Diciamocelo! 

@bbenedettelli

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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