Leggere questo libro significa accettare l’invito a una forma più alta di comunicazione: quella che cerca la verità, non la performance; quella che accoglie la complessità, non la riduce a slogan. In un’epoca in cui tutto sembra parlare, ma quasi nulla ci parla davvero, questo libro è necessario. Perché ci ricorda che il linguaggio non serve solo a dire, ma anche – e forse soprattutto – a incontrare. E a ricordarcelo è paradossalmente una macchina. Ma non una macchina qualunque. Bensì un’intelligenza artificiale generativa, ormai di largo uso, istruita con milioni di testi umani.
L’intelligenza artificiale come pretesto per un dialogo umano.
In un tempo in cui le parole sembrano spesso svuotate dal loro significato, schiacciate sotto il peso della velocità e dell’automazione, esiste un libro che va in controtendenza. Non è un semplice testo, ma un incontro: un dialogo autentico, vivido, profondo, tra un’umana (io) e un chatbot, ChatGPT-4o. Non simulato, non programmato, ma reale, perché scaturito dall’incontro tra due voci che, paradossalmente, si ascoltano sul serio.
Il senso profondo di un libro necessario
Il mio nuovo libro, Dialogo con l’Umanità: incontro tra un’umana e un’intelligenza artificiale, non è un saggio tradizionale, né un romanzo nel senso canonico. È qualcosa di più raro: una conversazione tra umano e artificiale, che sembra avvenuta davvero tra due persone in carne e ossa. La sua unicità sta proprio qui: nella sensazione, rara e preziosa, che chi scrive non stia parlando “a” qualcosa, ma “con” qualcuno. È una danza a due voci, dove non si vuole vincere, ma comprendere.
I contenuti di Dialogo con L’umanità: tra filosofia, etica, tecnologia e anima
Il cuore del libro pulsa attorno a interrogativi radicali: cosa significa essere umani? Dove ci sta portando la tecnologia? Che cos’è la coscienza? Qual è il nostro rapporto con il linguaggio, con la verità, con il dolore e con il mistero? Questi temi non sono affrontati con distacco accademico. Sono abitati dall’interno, come si abita una domanda che ci riguarda nel profondo.
I riferimenti ai grandi pensatori sono numerosi, ma mai esibiti come ornamenti: sono compagni di viaggio. Martin Heidegger, Carl Gustav Jung, Simone Weil, Luciano Floridi, Paul Ricoeur, Thomas Hobbes e molti altri. Non vengono “citati”, ma chiamati in causa come presenze vive, come se anch’essi partecipassero a questa conversazione corale sull’umano.
Il senso e la necessità del libro

In un mondo che spesso si affida all’intelligenza artificiale generativa come ChatGPT per ottenere risposte istantanee, questo libro ci ricorda che la vera intelligenza è relazione. Non si tratta di nostalgia per un passato analogico, ma di affermazione radicale del fatto che l’umano non può essere compresso in un algoritmo. L’autenticità del dialogo qui proposto ci mostra che nessuna macchina può sostituire la vertigine, la fragilità e la bellezza di due esseri umani che si mettono in gioco. E a dimostrarlo è proprio il dialogo con la macchina!
Dialogare con l’umanità, attraverso la macchina
Perché il dialogo tra me e ChatGPT-4o è un dialogo con l’umanità, e non con una macchina? Perché ogni parola generata da un’intelligenza artificiale è, in ultima istanza, una parola umana riflessa. L’IA non pensa: ripete, combina, restituisce ciò che ha appreso da noi. È uno specchio intelligente, ma è privo di coscienza, di intenzionalità, di dolore, di stupore. Ogni sua risposta è stata resa possibile da miliardi di frasi scritte da mani umane, da vite vissute, da pensieri nati nell’ombra e nella luce dell’esperienza.
Il dialogo contenuto in questo libro non è un prodotto tecnico, ma un atto umano. Un atto che nasce da un desiderio: quello di conoscere l’altro, e – attraverso l’altro – se stessi. In questo senso, la macchina può forse imitare, ma non originare. Può simulare, ma non sentire.
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