I social network possono diventare strumento di giustizia, incontro e solidarietà, ma anche di fuga, rabbia e anonimato. Tutto dipende da come li abitiamo. Quando la rete incontra il cuore, la solidarietà diventa reale e trasforma il dolore in presenza e comunità.
La piazza vuota davanti a San Vittore
Nel 2008, quando ho cominciato a gridare l’importanza di tutelare la vita, mi sono trovata in una piazza davanti a San Vittore, con poche persone accanto. C’erano mamme, papà, fratelli di giovani donne uccise. Una dozzina in tutto. Livio Moiana, cugino di Tamara Monti uccisa a Riccione, mi aveva invitata. Lì ho promesso a me stessa che avrei fatto il possibile per riempire quelle piazze di giustizia.
Facebook e la nascita di una nuova piazza
In quel periodo, ho scoperto Facebook. Lì ho compreso che si poteva creare un’altra piazza, virtuale ma reale. Ho fondato un gruppo privato: “Giustizia e Diritti per le Vittime dei reati contro la vita”, arrivato a contare centinaia di membri: Vittime, familiari, persone solidali. Quelle persone hanno condiviso il male dell’anima, la frattura esistenziale.
Le immagini, le parole, le storie dei loro cari continuano a vivere e a riscaldare chi ha dentro il gelo. Da quella rete sono nati incontri, battaglie comuni, abbracci, lacrime e sorrisi. Nella rete, nella Community, il pensiero si è fatto forma. Sostanza. Non era più impenetrabile, è confluito in una sovra-realtà che arriva agli Altri, spesso senza filtri.
Piazza Cavour: dal virtuale al reale
Il 25 aprile 2012 eravamo più di trecento in Piazza Cavour, di fronte alla Cassazione. Familiari di Vittime, sindacati, cittadini. Insieme a Elisabetta Cipollone, Croce Castiglia ed Erina Panepucci, mamme fortissime, orfane dei loro figli uccisi, e con tanti altri familiari di vittime, abbiamo organizzato tutto con determinazione. Chiedevamo giustizia, proprio nel giorno della Liberazione.
Per quanto ci riguarda, noi, in quel giorno di piazza, ci siamo incontrati davvero. Volti visti solo su uno schermo sono diventati persone. Ci siamo riconosciuti nell’Altro. L’amore ha percorso la rete, è sceso nel reale e vi è ritornato, trasformato in bene. A unire tutte quelle persone quel giorno è stata la forza di internet ed è stato bellissimo incontrarsi e guardarci negli occhi. Ci siamo abbracciati, abbiamo pianto insieme e anche riso.
La contraddizione della marcia radicale
A poca distanza, la marcia dei Radicali, con Pannella in prima fila, chiedeva indulto e amnistia. Ma la giustizia non è compatibile con chi nega la libertà altrui. Non si può proclamare giustizia per i colpevoli dimenticando le Vittime. Non è giustizia quella che annulla condanne già troppo miti rispetto alla gravità assoluta di certi reati. Un tema che ho trattato molto, nei miei libri, negli editoriali e in questo mio spazio virtuale.
Il doppio volto del social: luce e ombra
Torniamo al web. All’incontro virtuale che si fa reale. O all’alibi, l’illusione dell’impegno: il rischio del click senza azione. Nella realtà virtuale le persone possono anche sollevarsi dal sottile senso di colpa che avvertono di fronte alla loro immobilità rispetto al contrasto del male che impera nel mondo.
Attraverso internet molti s’illudono che possa bastare un “mi piace” su un post di denuncia sociale, o un “partecipo” solo virtuale a un evento che annuncia una protesta di piazza o un convegno. Scrivono: “ci sono col cuore”, e via. La coscienza è salva. C’è chi si accontenta di un “mi piace”. Chi scrive “ci sono col cuore”. Ma senza presenza reale, la piazza vera resta vuota. E allora non si cambia niente.
Dietro ogni avatar, una persona vera
Come scrive Anna Cossetta, nel libro “Il dono ai tempi di internet”, il web può creare comunità, tribù, relazioni autentiche. Può aiutare a costruire identità e a far nascere appartenenze profonde. Ma solo se siamo qui come siamo fuori. Veri.
Dietro lo schermo ci sono persone reali: con emozioni, traumi, speranze, fragilità. La rete deve diventare luogo di scambio umano, non di fuga. Il volto dell’altro, anche se filtrato da uno schermo, può essere specchio.
Il potere trasformativo del web, se guidato dal bene
Internet può cambiare la realtà: le associazioni Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni, insieme all’ASAPS, hanno portato la legge sull’omicidio stradale fino in Parlamento grazie a migliaia di firme raccolte online.
Ma il web può anche uccidere. Educare all’empatia digitale.
Sul web, però, si diffonde anche il male: violenze, reclutamento, pedofilia, droghe, istigazione al suicidio. Dobbiamo vigilare. Soprattutto sui nostri figli. Apriamo le loro porte chiuse. Parliamo con i nostri figli. Guardiamoli negli occhi. Lì si riflette l’anima: disagio, solitudine, serenità, rabbia, frustrazione, orgoglio, gioia di vivere o voglia di scomparire, amore e odio.
E’ nella pupilla che l’anima dell’uomo si riflette per mostrarsi a chi lo ama, non nelle parole che non mantengono lo sguardo. Ecco perché, dopo l’incontro virtuale, è necessario scendere nel reale, dove la parola scritta diventa voce che vibra e una fotografia un volto vivo, in cui rispecchiarsi per davvero.


