Figli perfetti per legge: se un 9 non è abbastanza

Immagine di un'aula scolastica durante gli esami di stato. Figli perfetti

Una coppia chiede al Tar di alzare il voto d’esame del figlio da 9 a 10. Il tribunale dice no. Ma il messaggio tossico è già passato: se non sei perfetto, hai fallito. E il merito? Svuotato.

Il figlio non è “perfetto”? Ci pensa il Tar

Figli perfetti, per decreto. Questa sembra l’aspirazione di una coppia di genitori che ha chiesto al Tar di rettificare il voto del figlio all’esame di terza media: da 9 a 10. Una vicenda che definire grottesca è un eufemismo. Grottesca, sì, nel senso esatto del termine: qualcosa che fa sorridere amaramente. Per fortuna, il Tar ha detto no. Ma il punto non è la sentenza: è ciò che rivela.

Il peso insostenibile delle aspettative

Mi chiedo quale pressione abbia dovuto subire questo ragazzo per soddisfare aspettative tanto irragionevoli. Che emozioni ha provato leggendo quel “nove”? Ansia, senso di colpa, paura? Questa vicenda non è poi così distante da quelle – sempre più frequenti – in cui genitori arrivano perfino a picchiare gli insegnanti per una nota disciplinare.

In entrambi i casi si spezza qualcosa di fondamentale: l’alleanza educativa tra scuola e famiglia. E soprattutto si perde di vista il rispetto per l’autonomia e la professionalità dei docenti, costretti a difendersi persino nelle aule giudiziarie.

La cultura tossica della perfezione

Rivolgersi a un tribunale per contestare il giudizio di un’intera commissione significa dire a un figlio che il suo valore non dipende da ciò che è o da quanto si impegna, ma da quanto riesce a primeggiare. Si insegna che la perfezione è un obbligo, e che la dignità sta solo nel voto massimo. Si insegna che il nove non è un ottimo risultato, ma un fallimento.

Questi non sono figli. Sono progetti narcisistici, costruiti più per soddisfare i vuoti dei genitori che per formare persone solide e libere.

I danni emotivi di una pressione eccessiva

È normale desiderare il meglio per i propri figli. Ma quando questo desiderio si trasforma in pretesa, diventa veleno. L’ansia da prestazione li accompagna come un’ombra e li rende fragili, incapaci di affrontare la frustrazione, terrorizzati dall’errore. La cosa più drammatica, in questo caso, è che non c’è stato alcun fallimento: quel nove andava festeggiato. Invece è stato usato come prova di un presunto torto.

Chi sono davvero i “figli perfetti”?

I figli perfetti non possono sbagliare, né fallire, né deludere. Ma non possono neanche respirare. Non godono del diritto all’imperfezione, al tentativo, al limite. E quando questo accade, il futuro è spesso segnato da frustrazione, disagio, senso d’inadeguatezza. Si sentono nullità se non ricevono ammirazione costante. Eppure, il successo vero è spesso silenzioso. Non si misura con un numero, ma con la capacità di essere se stessi anche quando non si brilla.

di Barbara Benedettelli — Sociologa, saggista, giornalista e Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Autrice di numerosi libri e studi su crimine, giustizia, AI e relazioni umane.

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è sociologa, saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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Chi è Barbara Benedettelli
Sociologa, giornalista e saggista. Autrice di inchieste su giustizia, vittime, violenza relazionale e intelligenza artificiale. Editorialista per Il Giornale e autrice di saggi come Dialogo con l’Umanità, Connessioni Pericolose e 50 Sfumature di Violenza.

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