Maria Stella Gelmini

Maria Stella Gelmini, intervista di Barbara Benedettelli per Il Giornale 27 marzo 2010 

Mariastella Gelmini è una donna giovane, ma forte e determinata. Guarda avanti a testa alta nonostante gli attacchi. La sua è una destra moderna che si basa sui valori della nostra tradizione, della nostra cultura e – dice – sulle radici cristiane. «È una destra – continua – che vuole una società più liberale e meno statalista, in cui le scelte siano basate sul merito. Che rifiuta i luoghi comuni, l’assistenzialismo e la logica dei diritti senza doveri».

Ministro, che cosa la muove?
«Le mie forti convinzioni e la passione per la politica. Non credo poi di avere la verità in tasca, ma credo tantissimo nelle cose che faccio. Credo, per esempio, che la ricetta che propongo per la scuola sia di buon senso, lo dimostra anche il sostegno alle mie azioni da parte di molti esponenti di sinistra».
Che effetto le ha fatto l’elogio dell’odio di Luttazzi a Raiperunanotte?
«Nessuna novità. Una parte della sinistra alla base della propria politica ha l’attacco. Odia l’avversario e lo dimostra. Cerca continuamente di mistificare la realtà attraverso una vecchia tecnica: ripetere per dieci volte una falsità fa sì che tale falsità diventi verità. È ignobile».
Quanti sono i Paesi nel mondo in cui un presidente del Consiglio può essere intercettato; diffamato senza diritto di replica; privato della privacy perfino nel proprio bagno, quando questo diritto è concesso a chi si trova al 41 bis; processato in tv; messo in relazione a un dittatore, ecc.?
«Non accade in nessun altro Paese del mondo. Ma sono fiduciosa. Gli italiani hanno capito che c’è una persecuzione in atto e quindi saranno dalla parte di Berlusconi e lo continueranno a sostenere».
Anche la Chiesa non se la passa bene. Sta subendo un attacco frontale.
«Ho il sospetto che quest’attacco al Papa, basato su accuse gravi e non provate, nasconda una profonda avversione nei confronti di questo nuovo Pontefice, che ha avuto il coraggio di riaffermare valori e verità scomode».
È credente?
«Sì. E ritengo importante l’ora di religione nelle scuole perché la religione rappresenta la nostra cultura e tradizione. I nostri valori. Solo attraverso la difesa delle nostre radici si può sperare di aprire un dialogo costante con gli stranieri, anche di differenti religioni, e sperare in una vera integrazione».
Dov’è Dio quando accadono tragedie come quella dell’Abruzzo e di Haiti?
«Tutti gli eventi che si verificano fanno parte di un disegno più ampio, spesso duro e incomprensibile. Per quanto sia difficile, bisogna accettarlo».
In Abruzzo il miracolo lo hanno fatto gli uomini di questo governo. Eppure…
«Eppure la sinistra è stata capace di attaccare in maniera indegna e vergognosa l’aiuto tempestivo che il governo è riuscito a fornire alla popolazione aquilana. Hanno infangato Bertolaso e la Protezione civile che hanno lavorato duramente per la ricostruzione e continuano a farlo».
Le inchieste a orologeria sono una prerogativa del nostro Paese. Quando riusciremo ad essere più «normali»?
«Non sarà un Paese normale fino a quando la magistratura penserà di sostituirsi al volere dei cittadini e alla politica, influendo pesantemente sullo scenario politico».
Che campagna elettorale è stata questa?
«Brutta. Non si è parlato di programmi ma solo di ricorsi e carte bollate. Sono stati nascosti i successi di questo governo e quanto di positivo ha fatto per il Paese.
Perché è importante andare a votare domani?.
«È indispensabile! Come sempre c’è da compiere una scelta di campo. A scontrarsi ci sono una sinistra che non ha idee e che si aggrappa quotidianamente a vicende giudiziarie, e un centrodestra, lo schieramento del “fare”, che ha ben governato e che si riconosce nel presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Un centrodestra che può solo continuare a migliorare la vita degli italiani rendendo più sicure le città, offrendo una sanità più efficiente e un’istruzione migliore. Questo voto darà inizio alla “fase due” del governo e aprirà una prospettiva di tre anni di intenso lavoro per le riforme. Dopo aver fronteggiato la terribile crisi finanziaria, ci preoccuperemo innanzitutto di rilanciare l’economia italiana».
Qual è il dramma della politica in Italia?
«Nessuno. L’unica cosa che riscontro in generale e che fa male alla politica è l’eccessivo e continuo catastrofismo dell’opposizione che attacca e basta, ledendo il senso stesso della politica».
Ha mai notato, entrando in libreria, che gli scaffali più visibili sono un pugno allo stomaco del presidente del Consiglio e del suo governo?
«Certamente. Questo è il simbolo dell’oppressione culturale che noi denunciamo. L’Italia purtroppo si divide in due: quella della gente, la maggioranza, che ama Berlusconi, e quella degli pseudo intellettuali, che è la minoranza, e scrive libri».
Veniamo alla sua riforma. Tutto ruota intorno a quattro fattori: autonomia, efficienza, efficacia, merito.
«Autonomia: importante per la crescita, che non significa aver carta bianca per gli sprechi. Efficienza ed efficacia: sono legate al mio sogno di una scuola che funzioni sotto tutti i punti di vista. Merito: è in assoluto la stella polare, la base di ogni nostra decisione».
Nell’Università i ricercatori minacciano lo sciopero. Si ritengono danneggiati dalla riforma. Lo sono?
«No, assolutamente. È la prima riforma che offre opportunità ai giovani e svecchia il sistema universitario».
Oggi si diventa ricercatori in media a 37 anni. Come e perché vuole abbassare questa età?
«Attraverso norme che offrono la possibilità di entrare a fare parte del mondo universitario da subito, perché il ricercatore capisca, da giovane, se è quella la strada che predilige per la sua vita oppure no».
Quello di docente è un mestiere difficile. Non le pare sottopagato?
«Quello del docente non è un mestiere per tutti. Vogliamo assolutamente aumentare gli stipendi e lo faremo seguendo la regola: meno insegnanti ma meglio pagati, attraverso un sistema migliore di valutazione».
Che cosa sono i contratti «Rita Levi Montalcini»?
«Una possibilità in più per i giovani ricercatori cheha riscontrato molto successo».
Cosa garantisce il maestro unico?
«Sul maestro unico sono state scritte balle clamorose. I tre maestri sono serviti solo a creare più posti di lavoro nel momento in cui diminuivano gli alunni. Il maestro unico garantisce serietà e diventa un vero punto di riferimento. Tra l’altro è una figura istituita in tutti quei Paesi europei che si distinguono per efficienza e qualità del sistema formativo. È, come lo è stato per me, una persona che forma e insieme un “terzo” genitore».
Più autonomia alle regioni in ambito di formazione professionale. Cosa vuol dire?
«Ogni regione conosce al meglio il proprio territorio. Con più autonomia possono utilizzare al meglio le risorse per favorire la formazione, l’accesso all’apprendistato e l’assolvimento degli obblighi d’istruzione».
Più autonomia a tutto il sistema, ci sarà anche un organo di controllo?
«Autonomia non significa anarchia, bisogna riaffermare la valutazione e le responsabilità».
Per alleggerire i costi delle famiglie sul versante scuola, ha chiesto che i libri di testo rimangano invariati per cinque anni. L’editoria scolastica l’ha contestata.
«Bisogna mettere fine alla riedizione continua che significa solo costi per i genitori. È un provvedimento indispensabile che le famiglie hanno chiesto a gran voce».
Le lavagne digitali bloccate dal suo predecessore Fioroni, del centrosinistra, potranno finalmente arrivare nelle scuole?
«Stanno arrivando in grande quantità in tutte le scuole. Sono il futuro dell’insegnamento».
Che società avremo tra 15/20 anni grazie alla riforma Gelmini?
«Una società senza sprechi che ha investito sulla qualità, più attenta ai giovani e alle esigenze del mondo del lavoro».
La scelta è tua

Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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