Bud Spencer. Intervista di Barbara Benedettelli (pubblicata su Il Giornale qualche primavera fa) al “gigante” buono che ci ha lasciati il 27
Dramma, giallo, commedia e un ricco cast di volti noti del piccolo e del grande schermo. Insomma Caterina e le sue figlie 3 si presenta con tutte le carte in regola per essere una serie di successo. Dal 13 gennaio otto nuovi episodi trasmessi in prima serata su Canale 5 racconteranno la storia tragicomica di Caterina e del suo mondo, un mondo del quale fa parte anche la manager Cetty, interpretata da Giuliana De Sio.
Giuliana che cosa le piace del personaggio che interpreta?
Innanzitutto il fatto che sia napoletana. Recitare nella mia lingua madre mi piace. Poi è un personaggio divertente e in questa serie è particolarmente comico. In questi giorni sono al doppiaggio e rivedendomi in alcune situazioni mi sono fatta un sacco di risate.
Quali sono le sue caratteristiche?
Ha uno spiccato senso degli affari, ma fondamentalmente è la classica cafona ripulita. Lei dice di avere “problemi con la gestione della rabbia”, pensi che quando arrivavo sul set non dicevano che scena gira la De Sio ma: “qual è la scenata della De Sio?”. Nella nuova serie ho picchiato almeno venti personaggi.
Aggressiva e senz’anima?
No, anzi, la sua anima di fondo verrà fuori. Avrà problemi seri con il marito che viene colto dalla crisi dei cinquant’anni e a causa delle sue interperanze finirà in un centro sociale.
Commedia e comicità, ma anche importanti tematiche sociali.
Sì, Cetty sarà anche vittima dello stalking.
Rivedremo la De Sio al cinema?
Si, e sono molto contenta! A marzo parto per il Sud Africa dove giro un film che s’intitola Il console italiano. E’ la storia di un console donna all’estero, un modo per raccontare il Sud Africa del dopo apartheid .
Non si ferma mai. Lei è la dimostrazione vivente che a 50 anni la donna è al centro della vita. Dinamica, bella, grintosa, consapevole.
Questa immagine di donna forte e vincente non è del tutto reale, noi attori viviamo molto di come ci vedono gli altri, è meglio che non stiamo a pensare a come ci vediamo noi perchè non è mai la stessa cosa. Il nostro mestiere è tutto volto a creare questa sorta d’ incantesimo. Vitalità, energia, versatilità sono qualità che sicuramente mi appartengono, poi però la vta è un’altra cosa.
Cosa?
Ci sono i fallimenti, le sconfitte e le vittorie quotidiane che fortunatamente non sono leggibili all’esterno. Sono molto più fragile di come sembro.
Insomma anche lei è umana.
Si, appunto, molto più umana di come mi disegnano! Certo se non avessi una porzione di umanità e di dolore dentro di me non avrei potuto usare questo tesoro esistenziale per interpetare personaggi di ogni tipo.
Come per esempio a teatro Adriana in Notturno di donna con ospiti.
Sì, le pazze sono il mio forte! La follia ti lascia libero di muoverti in tutte le direzioni. E’ un territorio “esentasse”: sei pazzo e quindi sei giustificato in tutto ciò che fai.
Non le piacerebbe interpretare un personaggio normale, ordinario?
Ad aprile girerò la fiction Non si arriva a fine mese, per Mediaset , è la storia di una normalissima casalinga con tre figli adolescenti a carico e un marito che guadagna 1200 euro al mese. Il tono è sempre quello della commedia, ma il tema principale è il denaro che non c’è. Molto attuale purtroppo. Un tema che rivela la dignità di quelle famiglie che magari qualche anno fa riuscivano a tenere un tenore di vita buono e oggi non ci riescono più.
È importante che la televisione realizzi fiction con contenuti sociali così sentiti.
Si parla di una cosa concreta e presente nella realtà di tutti, della sfida che richiede il quotidiano della gente comune. Siamo nella normalità vera.
Per un’attrice che ha sempre interpretato ruoli estremi questa è una bella prova.
Lo è, e ne sono contenta. A me questi personaggi non li hanno mai fatti fare, forse perchè comunico altre cose.
Quali?
Non lo voglio sapere. Non mi percepiscono come normale, che dire!
Perché?
Non lo so, forse perché un ruolo tira l’altro e io ho sempre interpretato questi personaggi con un percorso di vita accidentato, poi di questo accidente non te ne liberi più!
Qual è il lato del suo carattere che ama e che odia di più allo stesso tempo?
Sono integralista, e questo mi rende la vita difficile. In un’ epoca di grandi compromessi essere integralisti vuol dire assicurarsi una certa infelicità, soprattutto se hai delle ambizioni, se non vuoi vivere dentro una montagna all’infinito.
E’ malinconica?
Lo sono quando faccio le cose che non mi piacciono. Mi è capitato tante volte di trovarmi in contesti che non mi appartenevano, e sforzarsi di dare il meglio in questi frangenti è una forma di eroismo che ti lascia dentro la malinconia. Siamo in un paese in cui la qualità non è sempre assicurata. Il sistema non è fatto per chi cerca di fare bene le cose, e io cerco di fare bene tutto.
Perfezionista, dunque.
Un artista ha il dovere di porsi la perfezione come traguardo anche se sapere di non poterlo raggiungere per davvero è doloroso. La perfezione non è di questo mondo!
Stacanovista?
Quando mi prendo una responsabilità non posso fare a meno di andare in quella direzione con tutte le energie. Per interpetare Cetty ho girato le scene che richiedevano sei mesi nella metà del tempo. Mi aspettava il teatro. Ho girato ininterrottamente dalle sei del mattino alle otto, le nove di sera. Ne sono uscita ammalata, mi si erano abbassate le difese immunitarie.
Girare una fiction è pesante?
E’ un meccanismo industriale, si gira, si gira, si gira. Per un attore fare fiction può essere mortale, sei in questa macchina che ti spreme e che rischia di schiacciarti se non sei lucido e presente a te stesso. Il massimo sforzo è quello di tenere un piccolo spazio per la creatività, uno spazio necessario in una tabella di marcia pesantissima.
Come si sente prima di girare una scena?
Sono sempre a un passo dal cedere al panico allo stato puro. Anche se faccio questo mestiere da trent’anni non mi ci sono ancora abituata.
Lei ama molto il suo lavoro.
Lo amo e lo odio, di certo ne percepisco la straordinarietà, in una giornata ti trovi in altre epoche, in altre vite, in fatti che non sono reali. Quando sono sul set non penso mai: “ che palle!”, però ci sono anche momenti in cui mi chiedo:“ma siamo sicuri che è giusto avere dato tutta la mia vita a questa cosa? Siamo sicuri che è giusto sbattermi tanto?”. Questo è un momento in cui me lo chiedo spesso, poi la gente che m’ incontra mi regala grandi emozioni e allora penso che forse tutto questo un senso ce l’ha. Ci sono persone che quando mi vedono tremano, che mi abbracciano e che so non dimenticheranno mai quel momento.
Ha l’amore del pubblico ma le manca quello di un uomo.
Purtroppo è storia, l’ho detto anche troppe volte. Sì, nella mia vita manca un uomo.
Non ne esiste neanche l’ombra?
No anzi, ombre ce ne sono tante. Ombre appunto. Troppe!
Allora le auguro che il 2010 le porti l’uomo della sua vita.
Un augurio che prendo, lo metto in tasca e spero che germogli!
Barbara Bendettelli