Davvero il milionario li ha uccisi tutti?

Real estate heir Robert Durst looks on during his murder trial on March 10, 2020, in Los Angeles. (Alex Gallardo/Pool/Getty Images/TNS)

Il milionario Robert Durst è un feroce assassino o i sospetti e le accuse sono infondati?

Che cosa diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovviamente”.

Queste sono le parole che il milionario americano Robert Durst pronuncia alla fine del documentario che ne rimarca la vita e i crimini, veri e presunti.

La miniserie di sei puntate “The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst”, prodotta dall’HBO e andata in Onda su Sky Crime nel 2015, a marzo 2020 (rimandato al 2021 a causa del Covid-19) sarà accolta come prova nel processo per l’omicidio di Susan Berman.

L’unica uccisione per la quale l’erede 76enne di una famiglia il cui patrimonio è stimato in 650 miliardi di dollari, potrebbe essere condannato. Non è infatti l’unica di cui nel tempo è stato accusato o sospettato.

Susan, amica di Durst sin dai tempi dell’Università, è stata trovata morta con un colpo di pistola alla testa nella sua casa a Benedict Cabyon (California), il 24 dicembre del 2000. Qualche giorno prima avrebbe dovuto essere interrogata nell’ambito della seconda inchiesta sulla scomparsa, nel 1982, di Kathleen McCormack, la donna che il milionario affetto dalla sindrome di Asperger e debilitato dalla malattia, aveva sposato otto anni prima.

E sarebbe proprio questo, per l’accusa, il movente che avrebbe spinto Durst a uccidere la Berman. Forse sapeva qualcosa di quel 31 gennaio quando Kathleen fu vista viva (e arrabbiata) per l’ultima volta.

Era in Connecticut a festeggiare il capodanno da amici ed è sparita nel nulla dopo aver ricevuto una chiamata di Robert, da subito il sospettato numero uno. Ma difficile incriminarlo senza prove e soprattutto senza un cadavere.

Diverso è nel caso di Susan. Il figliastro consegnò agli autori di The Jinx la busta di una lettera inviata da Durst a sua madre poco tempo prima che fosse uccisa. L’intestazione era scritta con una grafia particolare e l’indirizzo conteneva un errore: “Beverley Hills”, al posto di “Beverly Hills”. La stessa grafia e lo stesso errore erano presenti nella lettera anonima con cui nel 2000 la polizia era stata avvertita della presenza di un cadavere nella casa della Berman.

Nell’ultimo episodio della serie vengono mostrate a Durst le fotografie delle due buste: lui appare nervoso ma non ammette nulla. Però quando l’intervista finisce va in bagno e – convinto di aver il microfono spento – parla a se stesso a voce alta:

Che cosa diavolo ho fatto? Li ho uccisi tutti, ovviamente.

Il 14 marzo 2015, un giorno prima della messa in onda, l’eccentrico e controverso milionario viene arrestato. Non è la prima volta.

Dopo la morte di Susan si trasferisce a Glaveston (Texas) travestito da donna muta: Dorothy Ciner (il nome di una vera conoscenza d’infanzia). Passano alcuni mesi e dalla baia della città costiera emergono alcuni sacchi della spazzatura che contengono il busto di un uomo, una pistola automatica calibro 22, una sega ad arco, e poi braccia e gambe avvolte in vecchie copie del Daily News con un’etichetta su cui è inciso un indirizzo.

Non ci vuole molto per risalire al nome della vittima e al suo assassino: Morris Black, 61 anni e Robert Durst (Dorothy Ciner), vicini di casa.

Durst viene arrestato; scappa per essere ritrovato in un supermercato in Pennsylvania dove ha rubato un panino; viene processato. Per l’accusa avrebbe ucciso il vicino per assumerne l’identità, ma i suoi legali sono riusciti a convincere la giuria che si è trattato di legittima difesa e che la distruzione e l’occultamento del cadavere erano dovuti al panico.

La mancanza della testa di Black aveva impedito di determinare le modalità della morte, passò quindi la versione di Durst secondo cui era partito un colpo accidentale durante una lite. Fu assolto per l’omicidio, ma condannato a 5 anni di detenzione per manomissione delle prove. Però nella sua auto era stata trovata una pistola da 9 millimetri, lo stesso calibro di quella usata per uccidere Susan.

A febbraio il processo metterà la parola fine? Oppure Durst sarà al centro della cronaca nera anche dopo?

Secondo la polizia di Middlebury (Vermont), esiste un legame tra il milionario e la scomparsa nel 1971 della 18enne Lynne Schulze. All’epoca Durst a Middlebury aveva un negozio di alimenti naturali. Anche questo un Cold Case, su cui si continua a indagare.

E’ qui l’inizio di tutto? O è a New York, nel 1950, quando Robert aveva solo 7 anni e sua madre, poco più che trentenne, si è buttata davanti ai suoi occhi dall’ultimo piano del palazzo in cui vivevano?

Chi è davvero Robert Durst?

Un uomo sfortunato, debilitato fisicamente e mentalmente dalla perdita prematura e violenta dei propri cari di cui non ha colpa, oppure è un serial killer astuto, capace di farla sempre franca?

Barbara Benedettelli

 

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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