Vittime maschili di violenza sessuale, non credute se maschi?

Jimmy Bennet tra le vittime maschili di violenza sessuale? Se così fosse, non credibile come vittima in quanto maschio? Il tema di questo articolo è la percezione sociale e la strumentalizzazione mediatica rispetto alla possibilità che gli uomini possano essere vittime di forme di violenza che vedono come autrici le donne. Il caso specifico è stato trattato in una trasmissione televisiva e quanto emerso è la base delle riflessioni che seguono.

Jimmy Bennett se fosse stato femmina dopo (e durante) l’intervista di Giletti a Non è l’arena avrebbe subito un trattamento diverso. Si sarebbe parlato di coraggio nel denunciare; il presunto abusante sarebbe stato definito uno “schifoso pedofilo”; si sarebbe parlato di plagio su persona in stato di minorata difesa a causa dell’età, del rapporto di fiducia e anche per aver bevuto.

Perché Jimmy Bennett dice di aver bevuto lo champagne che Asia gli avrebbe offerto prima di essere abusato sessualmente. Però, per chi non lo ritiene credibile – in quanto maschio –, in quale quantità è irrilevante. Eppure – se quanto afferma è vero – l’assunzione di bevande alcoliche può comportare “uno stato di infermità psichica” che in un tribunale ha valore e di cui spesso si dibatte sempre in caso di violenza sessuale sulle donne. Uno stato che potrebbe anche spiegare questo selfie pubblicato dalla rivista TMZ. Un selfie che sarebbe stato scattato dopo il presunto rapporto incriminato e che per i legali di Bennett sarebbe la prova che un rapporto sessuale c’è stato.

In California, dove il fatto sarebbe accaduto, andare a letto con un minore di 18 anni è reato anche se è consenziente. Jimmy sostiene che consenziente non lo era; che è stato indotto a fare sesso; che c’è stato un abuso di potere. Quello stesso abuso di potere condannato con forza dal #MeToo e dalla stessa Asia (che contesta ogni parola del ragazzo). Ma Jimmy Bennett è maschio, dunque in quanto tale non gli si crede. Allora ecco che durante la trasmissione Non è l’arena il selfie viene commentato così:

Scusa ma non sembri scosso, in questa foto non sembri essere traumatizzato. Non assomigli a qualcuno che ha paura“. Qui, prima di procedere, apro una parentesi (Asia, intervistata da Giletti la settimana dopo di Bennett, smentisce tutto e aggiunge: Sono rimasta pietrificata, mi ha assalita e abbiamo avuto un rapporto senza preservativo durato due minuti e mezzo. Ho provato le stesse sensazioni di quando mi stuprò Weinstein“. 

Però Giletti, guardando il selfie, non le ha fatto la stessa domanda che invece ha fatto al ragazzo. Perché non permetterle di dare la sua versione dei fatti? La violenza sessuale di cui parla Jimmy Bennett viene messa in discussione da Giletti anche per un altro motivo, in linea con lo stereotipo del maschio virile e sempre pronto al sesso:

Un maschio non può essere violentato da una donna perché in un rapporto sessuale ha un ruolo attivo”.

Insomma, deve avere un’erezione perché vi sia un rapporto completo. Vero, ma è vero anche che l’erezione può essere involontaria: può essere provocata da quei toccamenti, sfioramenti e baci che Bennett dice di aver ricevuto lasciandolo confuso e disorientato. Donne e uomini hanno delle zone del corpo definite erogene che se stimolate possono comportare reazioni fisiologiche indipendenti dalla volontà: l’erezione per l’uomo, la lubrificazione vaginale per la donna. E quando succede – e succede – l’uno e l’altra si sentono come traditi dal proprio corpo, che possono arrivare a odiare, al punto da compiere atti di autolesionismo. Si colpevolizzano e vengono soffocati dal senso di colpa. Cadono in una depressione dalla quale non possono uscire da soli.

Una donna che trova il coraggio di parlarne riceve conforto, sostegno e aiuto. Un maschio – abusato da un uomo, oppure da una donna che lo ha manipolato psicologicamente, o indotto attraverso il potere di seduzione femminile – si vergogna. Non denuncia. Non si confida. Se lo fa non viene creduto, è ritenuto omosessuale, viene schernito e isolato.

Eppure quanto sarebbe accaduto a Bennet, che sarebbe poi stato confermato da Asia attraverso un accordo stragiudiziale di cui parlerò più avanti, ha a che fare in primis con la libertà personale. Della quale ognuno ha il diritto di disporre come crede, anche se le costruzioni di genere non lo consentono.

  • La violenza sessuale nel nostro ordinamento

Prendiamo ad esempio la vicenda che ha portato Asia Argento a denunciare colui che ha definito orco, ovvero Harvey Weinstein. Foto dell’attrice e del produttore cinematografico insieme anche successive al presunto abuso subito da lei ce n’è più di una. Ma questo non le ha impedito di diventare la paladina mondiale del #MeToo.

Dire ad Asia le stesse parole dette da Giletti a Bennet non si può: “Scusa ma non sembri scossa, in questa foto non sembri essere traumatizzata. Non assomigli a qualcuno che ha paura“. Si farebbe – parole sue – “victim blaming” (colpevolizzazione delle vittime) perché, e lo dico ancora con le parole dell’attrice e regista, “non c’ è bisogno di legare le donne, come dice qualcuno, perché ci sia violenza“. E sono d’accordo! Ma…

Cominciamo con il sostituire la parola donne con la parola personeCome fa il nostro Ordinamento giuridico, che configura il reato di violenza sessuale quando una persona è costretta a fare sesso contro la sua volontà per costrizione, ma anche per induzione (art. 609 bis, comma 2 n. 1 c.p.). Ovvero con la manipolazione psicologica della vittima. Una manipolazione alla quale possono essere legati toccamenti a sfondo sessuale, anche “insidiosi e rapidi, purché ovviamente riguardino zone erogene su persona non consenziente, come ad esempio palpamenti, sfregamenti, baci, che appunto possono stimolare nell’uomo e nella donna una reazione riflessogena.

Mi meraviglio che fior fiore di giornalisti si affidino ai pregiudizi sessisti anziché al diritto, interessato a tutelare “la libertà personale dell’individuo che deve poter compiere atti sessuali in assoluta autonomia contro ogni possibile condizionamento, fisico o morale.”

Si può (e si deve), dunque, parlare di violenza sessuale anche quando la vittima è maschio, anche quando non c’è costrizione fisica; quando c’è erezione involontaria; quando un maschio si ritiene abusato da una donna, anche se bella, che lo oggettifica per ottenere un vantaggio. 

Jimmy merita ascolto innanzitutto come persona. E merita anche giustizia, che nel suo caso sarebbe arrivata attraverso un accordo stragiudiziale che ha stabilito, legalmente, un risarcimento economico. 

 

  • L’accordo stragiudiziale tra Bennett e Argento

Secondo il New York Times, che ha reso pubblico l’accordo economico che sarebbe intercorso tra le parti per il presunto abuso del 2013 – e che Asia (o chi per lei) avrebbe in parte liquidato -, non prevederebbe il silenzio delle parti sull’accaduto. Se è così, non si tratta di una sorta di estorsione, come fatto intendere dai media soprattutto italiani. La legge della California non consente accordi di non divulgazione nei contratti civili che coinvolgono il tipo di accuse formulate. 

Come ha cercato di spiegare a Giletti il legale del ragazzo Gordon Sattro, si tratta di un accordo scaturito dalla procedura richiesta dalla legge in casi simili per fare una denuncia. Procedura che comporta una comunicazione preliminare tra le parti per provare a evitare il giudizio, ma che può anche essere argomento di prova in un processo. L’accordo a cui sarebbero arrivati i legali di Bennett e Argento, stabilirebbe una forma di risarcimento in sede civile per “l’inflizione intenzionale di sofferenza emotiva, salari persi, aggressione e violenza”. Risarcimento che lei avrebbe in parte pagato. 

Tra le prove atte a dimostrare l’abuso di potere (che è una violenza morale di per sé), allegate a sostegno delle accuse del ragazzo, ci sarebbe anche un tweet della Argento successivo all’incontro: “Jimmy sarà nel mio prossimo film e questo è un dato di fatto…”. Però nel film Incompresa del 2014, da lei scritto e diretto, Jimmy non c’è. 

Sull’abuso di potere Jimmy ha le idee chiare: Io Amo il mio lavoro di attore, ero pronto a cogliere qualsiasi opportunità e Asia ha abusato del suo potere portandomi in quella stanza di hotel… Il MeToo punta il dito contro chi abusa del proprio potere e io ho provato la stessa sensazione descritta da tante attrici che accusavano il produttore… Io credo che Asia abbia adottato lo stesso schema di Weinstein… c’è una perfetta corrispondenza: ha fissato un appuntamento in hotel… io avevo 17 anni e non immaginavo una cosa del genere.”

E’ grazie al MeToo, dunque, che si è reso conto di avere subito quel tipo di violenza e che ha deciso di denunciare. Ma Giletti, e non solo, trova che il paragone tra Asia e Weinstein non regga. Davvero?

Perché ci sia abuso di potere non occorre essere il più grande produttore di Holliwood. Anche il proprietario (o la proprietaria) di un bar può abusare del suo potere di dare o non dare il lavoro a un/una dipendete che ne ha bisogno per vivere. Se riteniamo che Weinstein non sia paragonabile ad Asia allora il MeToo non ha davvero più senso. Se mai ne ha avuto uno, al di fuori dello Star System.

Barbara Benedettelli  

La denuncia di abuso di potere e abuso sessuale di Jimmy Bennet non credibile perché è maschio? Ma che cosa è abuso? Come definisce l'abuso sessuale e di potere il nostro Codice?
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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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