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Pedofilia, vittime maschili e pedofilia femminile.
L’associazione Telefono Azzurro, che rappresenta da quasi 30 anni un osservatorio prezioso delle problematiche di abuso su minori, nel 2015 ha svolto una ricerca sulle richieste di aiuto giunte alle sue linee telefoniche (19696 Centro Nazionale di Ascolto e 114 Emergenza Infanzia) e alla chat, nel periodo gennaio-dicembre.
Su entrambe le linee si evidenzia che, seppure la maggior parte delle vittime in generale sono di sesso femminile, quelle al di sotto degli 11 anni sono per lo più maschi (60,9% dei casi al 114 e 55,2% all’19696), trend in crescita rispetto all’anno precedente.
Le analisi sulle 102 richieste di aiuto che hanno riferito situazioni di abuso sessuale segnalati al numero telefonico 19696 (e alle linee chat) evidenziano una percentuale del 31,5% di vittime di sesso maschile, non solo in età inferiore agli 11 anni, ma anche oltre i 15, coinvolti in particolare in toccamenti (17,2%), sexting (10,3%), fellatio (10,3%), proposte verbali (6,9%), penetrazione anale (3,4%).
Per quanto riguarda la linea 114, su 136 abusi 23 sono perpetrati contro i maschi, prevalentemente in età tra gli 0 e i 10 anni. Anche qui sono coinvolti non solo dal punto di vista fisico, come toccamenti (34,04%), penetrazione anale (8,7%) o fellatio (4,3%), ma anche in situazioni in cui, per esempio, sono costretti ad assistere ad atti sessuali (8,7%).
Il ruolo delle donne non è secondario sia quando le vittime sono maschi, abusati dalla madre nel 12,3% dei casi, sia quando sono femmine, abusate dalla madre nel 3,7% dei casi.
Madri, dunque donne, come quella arrestata nell’ottobre del 2015 a Pescara, che abusava sessualmente del figlio di 5 anni scattando foto e video che poi divulgava in rete. O come quella condannata a Gallipoli a 13 anni di carcere nell’aprile del 2016 insieme al marito, ritenuto però incapace di intendere e volere e inviato in una struttura psichiatrica. Gli episodi si sarebbero verificati fino al settembre del 2007.
I due avrebbero abusato sessualmente del figlio e della figlia minori di 10 anni. Sebbene i legali della coppia abbiano presentato ricorso affermando che il fatto non sussiste, il giudice ha ritenuto veritiere le testimonianze dei bambini.
Come si legge sulla rivista Profiling, i profili dell’abuso, l’idea che la donna diventi abusante esclusivamente all’interno del meccanismo di coppia, magari costretta dalla personalità maschile dominante, non è sempre veritiera, come nei casi appena esposti.
Non sono vittime innocenti neanche quelle madri che, pur non macchiandosi in prima persona del crimine, tacciono gli abusi da parte del partner per paura di essere lasciate.
Un comportamento vigliacco che le rende altrettanto responsabili. Si tratta di pedofilia passiva, altrettanto devastante per le vittime. La pedofilia femminile esiste, in tutto il suo orrore, e a perpetrarla sono soprattutto le madri. Ma anche educatrici, baby-sitter, insomma proprio le persone dalle quali ti aspetteresti solo un mare d’amore.
Donne, che per soddisfare le loro perversioni si danno anche al turismo sessuale in cerca di minori e, «poiché il rapporto sessuale con un ragazzo preadolescente è fisicamente difficile, le donne pedofile utilizzerebbero ormoni o droghe che, iniettati nei testicoli di bambini di 6-7 anni, permetterebbero che l’unione sessuale avvenga con il pieno soddisfacimento. Nonostante si sappia poco sulle conseguenze di queste iniezioni, sembra che il minore, a causa di un trattamento ormonale col fine di provocare l’ingrossamento del pene, rischi la propria vita».
Un fenomeno che dovrebbe essere reso noto al grande pubblico, attraverso campagne massicce di sensibilizzazione alle quali dovrebbe seguire una forte condanna sociale. Invece delle vittime maschili e delle donne capaci di perpetrare abusi sessuali non si parla mai. E allora il problema “non esiste”.
D’altra parte, l’ISTAT nell’indagine sulla violenza contro le donne inserisce anche la violenza sessuale al di sotto dei 16 anni, facendo rientrare così, più o meno direttamente, la pedofilia nel fenomeno della violenza di genere, che viene poi mediaticamente e politicamente tradotta in femminicidio.
Se seguiamo la stessa linea dovremmo inserire i minori abusati di sesso maschile nella categoria maschicidio. Aumenteremmo il numero di un fenomeno, dunque l’allarme sociale, in un esercizio mistificatorio che pare di moda. Ma sarebbe un errore che devierebbe l’attenzione da un flagello globale (la pedofilia) che ha cause proprie.
Direi invece che la pedofilia, che non si realizza solo in ambito domestico, ma che qui prevale, può essere considerata uno dei rami della violenza domestica. Che, lo ricordo, non colpisce solo le donne.
Tratto da “50 Sfumature di Violenza” (Cairo Editore), di Barbara Benedettelli
Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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