Questi due ragazzi, come possono essersi macchiati degli orrendi omicidi di persone sconosciute, incontrate sulla loro strada?
L’1 novembre di otto anni fa Meredith Kercher è stata orribilmente uccisa a Perugia. Il procedimento penale che ha visto imputati Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito si è concluso con una condanna per Guede e due assoluzioni. Gli indizi, tra cui le tracce Dna di Amanda sul coltello e di Raffaele sul gancetto del reggiseno di Meredith non hanno convinto i giudici dell’ultimo grado di giudizio. Mentre 35 giudici hanno condannato, altri 13 hanno assolto. Del resto ci troviamo di fronte a un processo indiziario.
Amanda e Raffaele sono stati condannati, assolti, condannati, assolti. Cosa c’è che non va, al di là del caso specifico, in un sistema che condanna e assolve sulla base degli stessi elementi di indagine? Ecco, questa è una domanda che dovrebbe porsi la politica, che il sistema lo dovrebbe cambiare senza sè e senza ma, mettendo al centro si la libertà, ma senza dimenticare che la prima libertà da tutelare è quella di vivere!
Tornando a questo caso, verità processuale e verità dei fatti sembrano scollate se leggiamo i risultati ambivalenti dell’intero iter processuale e teniamo conto di un condannato per omicidio in concorso con altri, anche se eventuale: in sei sentenze, tante nel lungo procedimento giudiziario, 35 giudici hanno ritenuto Amanda e Raffaele colpevoli. Colpevoli in primo grado, secondo appello e prima Cassazione e, in sostanza, nelle tre sentenze che riguardano il processo a Guede: gup, Corte d’assise d’appello e Cassazione in cui però il concorso diventa “eventuale”. Assolti per non avere commesso il fatto nell’Appello del 2011 e l’assoluzione definitiva con la Cassazione del 2015 per “mancanza di prove” certe e la presenza di errori nelle indagini.
Cosa cambia di fatto tra un grado e l’altro? La valutazione diversa dei giudici degli stessi indizi?
Ho letto le carte del primo e del secondo grado del processo ad Amanda e Raffaele, non tutte, quindi la mia opinione resta parziale. Ma in me resta il ragionevole dubbio sull’innocenza dei due imputati assolti. Non c’è però neanche la certezza di colpevolezza. Ed è proprio questo che ha indotto i giudici dell’ultimo rito ad assolvere. Di fatto però resta la sensazione che la Vittima non abbia avuto giustizia.
Io questa non la chiamo giustizia ma SQUILIBRIZIA. E non mi riferisco al caso specifico, ma al sistema nella sua interezza. Il mio punto di vista è quello delle Vittime, spesso, sempre più spesso, senza verità e giustizia. E lo squilibrio è in gran parte dovuto alla grande discrezionalità dei giudici, sempre più ampia e a un sistema iper garantista. Perché se il garantismo è garanzia di giustizia, non lo è il suo eccesso. E la giustizia alla fine non ce l’ha nessuno, neppure l’accusato definito innocente sul quale il dubbio purtroppo rimane.
E’ vero che a causa di errori giudiziari ci sono persone che finiscono innocenti in carcere, ma, come afferma Marco Travaglio “anche l’assoluzione di un colpevole può essere” un errore giudiziario. Non sto affermando che l’assoluzione di Amanda e Raffaele rientri tra quest’ultimo caso, ma se c’è un Guede condannato a 16 anni (ovviamente con lo sconto del rito abbreviato all’italiana) per “concorso in omicidio commesso con altri” vien da chiedersi chi sono quegli “altri” di cui sulla scena del delitto non c’è traccia alcuna. Una domanda che proprio il sistema dovrebbe porsi. Se non lo fa, il delitto, nella sostanza, resta impunito anche con un mezzo colpevole in cella. Certo se la pongono i familiari di Meredith. Per riprendere le parole dell’avvocato dei Kercher pronunciate dopo l’assoluzione definitiva, Meredith ha avuto una “giustizia incompleta”.
Prendiamo atto della verità processuale e la rispettiamo, in questo caso è un’altra ingiustizia quella subita dai due ragazzi nell’essere trattenuti in carcere. Ma anche in caso di innocenza un pizzico di etica va pretesa. Il rispetto per una vita recisa prematuramente e violentemente anche. Innocente o meno, non puoi approfittare della morte di una persona e della notorietà dovuta a questa per arricchirti. Non puoi.
@bbenedettelli
Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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