Ci sono reati che sono male in sé e non perché sono proibiti. E per chi li compie non deve esserci scappatoia.
Caro Onorevole Pannella,
Le scrivo a nome mio e dei familiari delle Vittime di omicidio e della violenza, e di quei liberi cittadini che non vogliono rischiare di diventarlo. Le scrivo a nome di tutti coloro che sono stati umiliati nella dignità, torturati, feriti nel corpo e nell’anima o uccisi da chi oggi, per sua scelta, si trova in quel carcere nel quale lei spesso si reca per raccoglierne ansie e dolori. Ansie e dolori che solo raramente riguardano le proprie colpe e le ingiustizie perpetrate a danno di altri.
Lei che si induce perfino al suicidio per i diritti di persone che hanno commesso reati più o meno gravi. Lei che spesso li ha visitati nelle loro celle, che li ha ascoltati e che, forse, ha pianto con loro per il dolore provocato da una “giusta” privazione della libertà personale, è mai stato a casa dei familiari di un bambino ucciso, di una donna stuprata, di una giovane costretta sulla sedia a rotelle perché un uomo che diceva di amarla le ha sparato? Ha mai pensato di accompagnare una madre a riconoscere la figlia torturata e poi ammazzata all’obitorio? Ha mai guardato negli occhi un ragazzino al quale un uomo che non ha osservato le regole stradali ha ucciso il fratello gemello davanti a quegli stessi occhi? Un padre che ha visto morire il figlio perché qualcuno ha pensato di usare la strada come una pista da corsa?
Lei chiede che chi si trova in carcere a scontare una condanna sia trattato con dignità. E’ giusto. Le pene devono essere rieducative e riabilitative. Non lo sono. Ne prendiamo atto. E ne abbiamo prova ogni giorno, nelle recidive. Non lo sono perché il sistema carceri, e anche il sistema giustizia, non funziona. Perché, mi conceda anche questo, i soldi non ci sono per chi, nel carcere, ci deve lavorare. Per chi, nel carcere, deve insegnare, prima di tutto, il rispetto per gli altri, quello che, mancando, ha condotto in prigione i carcerati. Chieda anche che chi ha commesso reati minori – dove per minore non si intende il numero di anni da scontare, ma il grado di gravità del reato – possa scontare la pena al di fuori del carcere facendo del bene agli altri. Chieda che i drogati invece di stare in cella siano inseriti in comunità di recupero (e anche qui ci vogliono soldi). Chieda che i rei clandestini siano mandati a scontare le pene nel loro paese. Ecco che le celle d’incanto sarebbero meno piene. Chieda che vengano attivate le carceri inutilizzate o le vecchie caserme. Che le celle non siano topaie. S’impunti perché le persone possano uscire da una prigione “a misura d’uomo”, per il loro bene e per il nostro, solo quando sono educate “oltre ogni ragionevole dubbio”. E’ un loro diritto costituzionale. E anche nostro. Il Diritto alla Vita va tutelato, come vanno tutelati i Diritti umani delle Vittime
Ma l’amnistia Onorevole Pannella non può chiederla. Non in nome della giustizia. Perché vede, quella madre, quel padre, quel ragazzo di cui ho parlato sopra, sono stati condannati a una pena certa. Incancellabile. Definitiva. Una pena molto più grande di quella che subiscono coloro che l’hanno inflitta, e che non sono aiutati ad assumersene la piena responsabilità. La colpa.
Non può chiederlo perché la pena è garanzia di Diritto, e Dovere dello Stato. E’ ciò che rende la legge insuperabile e una civiltà civile. E perché non risolve il problema come ha dimostrato il folle indulto del 2006. Vuole che Le elenchi quante persone sono state barbaramente uccise da chi è uscito grazie a quell’indulto? Ne basterebbe una per fare di quello stesso provvedimento un delitto. Sono di più. Quelle persone sono state ammazzate dallo Stato. Sì, proprio così. Non le ha tutelate da chi era socialmente pericoloso. Lei lo sa che in quell’indulto tra i reati esclusi non c’era l’omicidio? Diritto all’amnistia? Cioè? Volete dire: diritto a delinquere? Volete sputare in faccia a quei cittadini che rispettano le leggi e gli altri, volete dare una spintarella a quelli indecisi, volete dare un colpo mortale a chi il reato lo ha subito sulla propria pelle?
Il Diritto alla Vita viene prima del Diritto alla Libertà Onorevole. Specialmente quando quella libertà esclude quella altrui di esistere. Lei, che si priva del cibo ( che molti nel mondo non riescono ad avere) per dare libertà a chi non la merita, forse non lo capisce. O forse io non capisco più lei, che in passato ha fatto anche battaglie per la collettività da me condivise. Ha mai pensato di chiedere l’amnistia per chi si trova dentro una bara stretta, fredda e buia? Una prigione non cercata, non voluta, immeritata eppure stretta e nera. No, certo, non è possibile.
Ha mai pensato a fare battaglie per quei bambini abusati da pedofili mai condannati o mal curati, o usciti di prigione senza la certezza che non potessero più fare del male? Davvero considera le Vittime meno disagiate di chi le ha costrette ad esserlo?
Vede Onorevole, c’è un diritto più importante di quello di un carcerato che si è macchiato di delitti gravi contro la persona e la vita, che poi chiede senza mai dare, che non sopporta la sofferenza provocata da una momentanea privazione della libertà dovuta a un abuso di libertà ( le ricordo che la sofferenza è spesso necessaria per crescere e imparare ad essere solidali con le sofferenze altrui). E’ quello di esistere in salute. Cosa che chi è stato ammazzato non può più fare, né chi a quella morte sopravvive, perché il dolore provocato da quella condanna disumana è perenne, fa sempre male. Anche queste persone sono disagiate. Lo sono a causa della scelta di qualcun altro però. Hanno il Diritto di ricominciare, di essere aiutate ad affrontare un destino che non hanno neanche mai sognato. Hanno bisogno di sostegno, e di una giustizia certa! Li meritano! E’ un loro Diritto. Perché non lotta per loro?
I cittadini, quelli che non hanno commesso reati, s’intende, vogliono sapere che lo Stato ha più premura verso gli innocenti e un’autorità indiscutibile verso chi fa loro del male. E che le leggi non possono essere infrante senza subire conseguenze adeguate. Sarebbe l’anarchia. Pene, Onorevole Pannella, non certo più dolorose di quelle che gli stessi hanno inflitto alle loro Vittime, non è la vendetta che i cittadini cercano, smettiamo di usare questa parola ogni volta che chi chiede giustizia apre bocca. La vendetta vuole più di quanto è stato tolto. Pene in grado di educare e di essere quel sensibile motivo, di cui parlava Beccaria, per indurre l’uomo a non commettere illeciti. Pene eque e in grado di ristabilire Giustizia, e lo scrivo con la G maiuscola. Una Giustizia che tenga conto della grandezza di una vita umana, della dignità e dell’onore di chi non c’è più e della dignità, del dolore straziante, delle “mancate chance” di chi è Vittima da quel momento e per sempre.
Se uno Stato non è in grado di mantenere salda la legge attraverso la severità del giudizio e una perfetta corrispondenza tra condanna e pena, e continua a dare benefici a chi il male lo fa e a levarli a chi lo riceve; se continua ad aggiungere ingiustizia all’ingiustizia, il rischio che qualcuno la cerchi da solo, siamo onesti, c’è. Non solo i colpevoli sono umani, lo sono anche le loro Vittime. E tra le Vittime, come vuole l’ONU, ci sono i familiari, usati dai media per fare ascolti appena accadono i fatti della nera e poi da loro abbandonati come dalla politica e dalla società. Messi in un angolo perché danno fastidio, perché soffrono troppo, perché il dolore degli altri ci spaventa o semplicemente ci ripugna. Cari politici, cominciate a vederli in un altro modo: in Italia tra terrorismo, mafia, passione malsana, omicidi stradali, pedofilia, stupri, follia omicida, rapine, sequestri, le Vittime sono milioni. Ecco, vedetele come voti.
E’ bene che ci siano persone come Lei, come gli altri Radicali, che si occupano dei diritti dei carcerati. Che facciano in modo che le pene non siano degradanti, che non siano tortura. Ma che ci sia consapevolezza che la tortura invece l’hanno subita le persone violate, o uccise; e i loro familiari costretti a un dolore che stritola. Sono i loro Diritti che difendo qui. E la loro richiesta di Giustizia, sempre inascoltata.
Le pene siano inderogabili. L’amnistia no. Non può chiederla. Non può farlo per giunta attraverso una forma di ricatto come quella che ha attuato. Perché lei non parla di un bene che riguarda pochi. Lei parla di un bene che riguarda tutti quanti: si chiama vita, e ha un valore immenso. Si chiama civiltà. Una società civile non si vede solo da come sono le sue carceri, si vede anche e soprattutto da come si comportano i cittadini. Dalla consapevolezza di ognuno che a un Diritto corrisponde un dovere. Dalla capacità dello Stato di rendere le regole INSUPERABILI!
Barbara Benedettelli @bbenedettelli
Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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