I negazionisti del maschicidio: la verità dietro le polemiche

Maschicidio e negazionisti: verità e attacchi ideologici sul lavoro di Barbara Benedettelli

Quando parlare di maschicidio scatena attacchi ideologici: il mio caso, i negazionisti e la realtà dei numeri

Oggi basta una parola per cancellare democrazia, deontologia e libertà di espressione: negazionismo. Chi esprime dubbi sull’origine del COVID? Negazionista. Chi solleva perplessità su aspetti del Ddl Zan? Negazionista. Chi parla di maschicidio? Negazionista del femminicidio.

Quando si osa pronunciare il termine maschicidio si viene accusati di voler negare il femminicidio, anziché di voler semplicemente ampliare il campo d’analisi della violenza di genere. Non si aggiunge un tassello alla comprensione del fenomeno: lo si cancella, si dice.

Il caso del Sole 24 Ore e l’attacco mediatico

Il quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato un articolo in cui veniva citato il mio lavoro, con l’intento di far luce su un lato spesso ignorato della violenza relazionale. Poche ore dopo, sotto la pressione ideologica di esponenti della rete Di.Re., il pezzo veniva modificato integralmente.

Da un invito al confronto si è passati all’ennesima riaffermazione di un’unica verità: le donne sono sempre e comunque le sole vittime. Il Sole 24 Ore ha ulteriormente rincarato la dose sui propri social, dichiarando che i dati forniti da Benedettelli “prospettavano una lettura del fenomeno non corretta”. È seguita una violenta campagna diffamatoria digitale, un vero e proprio shitstorm.

La mia indagine: numeri, metodo e confronto

Ma qual era il presunto errore? Avere attribuito i dati al 2018 e al Viminale, quando in realtà si riferivano al 2017 e derivavano dalla mia indagine indipendente Violenza domestica e di prossimità: i numeri oltre il genere.

Il mio metodo? Lo stesso di fonti autorevoli come La 27 Ora o In quanto donna: lettura sistematica della cronaca nera nazionale e locale. Con una differenza fondamentale: io registro tutte le vittime, senza distinzioni di genere.

L’obiettivo non è negare nulla, ma offrire una lettura culturale e scientifica alternativa, già applicata in altri Paesi, capace di restituire dignità a tutte le vittime e di aprire un serio confronto pubblico.

I dati reali sulle relazioni affettive e la violenza

Dai miei dati emerge che, esclusi gli omicidi di criminalità organizzata, nel 2017 vi sono state 236 vittime di omicidio maturati in ambito familiare, affettivo o di prossimità: 120 donne e 116 uomini.

Nel dettaglio:

  • Affettivo/Familiare: 40 donne e 40 uomini;
  • Sentimentale/Passionale: 62 donne e 37 uomini;
  • Prossimità (amici, vicini, colleghi, ecc.): 14 donne e 39 uomini.

Scomporre il dato totale consente di cogliere la complessità dei contesti in cui avviene la violenza. Nel segmento sentimentale, il maschicidio appare in controluce: su 37 uomini uccisi, 5 lo sono stati da compagne, 1 da un compagno, 20 da rivali in amore. Delitti che riflettono dinamiche di possesso e controllo, speculari — per quanto meno frequenti — a quelle rilevate nei femminicidi.

Serve rigore per comprendere ogni forma di violenza

Gli altri delitti in ambito di coppia li ho definiti coniunxcidi, per superare l’attuale terminologia giuridica limitata (uxoricidio). I moventi spaziano da burnout, depressione, psicosi, futili motivi, a violenze reciproche.

Un altro dato significativo arriva dal Centro antiviolenza Ankyra di Milano: tra il 2020 e il 2021, 205 uomini hanno chiesto aiuto per maltrattamenti fisici (63%), psicologici (88%), stalking (19%), violenza economica e sessuale. Numeri inferiori rispetto a quelli delle donne, certamente, ma ogni vita deve contare in una società realmente civile.

Democrazia, scienza e libertà di parola sotto attacco

La stessa Convenzione di Istanbul, pur centrata sulla tutela delle donne, riconosce che anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica. Eppure, in Italia prevale un approccio ideologico che silenzia il dibattito e delegittima chi osa allargare lo sguardo.

Non è solo questione di numeri, ma di metodo scientifico, etica democratica e rispetto per la realtà nella sua complessità. La violenza non è mai un fenomeno monocorde: è sempre relazione distorta, sia essa agita da uomini o da donne.

Ringrazio il quotidiano La Verità per avermi dato spazio per difendere il mio lavoro, la mia persona e una causa che appartiene a tutti.


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di Barbara Benedettelli — Sociologa, saggista, giornalista e Vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Autrice di numerosi libri e studi su crimine, giustizia, AI e relazioni umane.

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è sociologa, saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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Chi è Barbara Benedettelli
Sociologa, giornalista e saggista. Autrice di inchieste su giustizia, vittime, violenza relazionale e intelligenza artificiale. Editorialista per Il Giornale e autrice di saggi come Dialogo con l’Umanità, Connessioni Pericolose e 50 Sfumature di Violenza.

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