Il senso di colpa è uno dei fardelli emotivi più pesanti del divorzio. Lo conosciamo bene: logora, blocca, ti fa sentire in errore anche quando stai scegliendo la libertà. Ma può essere affrontato e trasformato.
Divorzio, il senso di colpa si deve superare
È necessaria una breve premessa: il matrimonio non è, come spesso si suol dire, la tomba dell’amore dove riposano in pace sogni, desideri e progetti. È l’inizio di un percorso che non ci vede più soli ad affrontare l’esistenza. Ma è anche un’istituzione dello Stato e della Chiesa, attraverso la quale due persone sono riconosciute come coppia e come famiglia con diritti (tra cui quello di divorziare) e doveri (come aiutare l’altro a crescere e superare le difficoltà rispettando la sua personalità).
Quando abbiamo fatto tutto il possibile per non mandare in pezzi questa unione, senza riuscirci, e decidiamo di mettere un punto e andare a capo, entra in scena il senso di colpa. È successo anche a me. Lo proviamo verso chi lasciamo, verso i figli se ci sono, verso l’istituzione stessa. Eppure, se stare insieme è diventato intollerabile, separarsi è la scelta più dolorosa ma anche la più giusta. Per tutti.
Il senso di colpa come ostacolo invisibile
Soprattutto in chi prende l’iniziativa, il divorzio può provocare una sofferenza intensa, capace di bloccare e paralizzare. Il senso di colpa nasce quando i nostri desideri entrano in conflitto con i codici morali e sociali interiorizzati. Ci puniamo, ci tormentiamo, ci vediamo come mostri che fanno soffrire gli altri. Spesso il partner lasciato – consapevolmente o meno – alimenta questo sentimento, manipolando la situazione e rendendo ancora più difficile la decisione.
Ma attenzione: il senso di colpa può diventare anche un alibi. Un modo per non agire, per lasciare tutto com’è, anche se la relazione è ormai fonte costante di infelicità. È più facile restare immobili, sacrificarsi e sentirsi “buoni”, piuttosto che affrontare la libertà e la responsabilità di scegliere davvero.
Un peso culturale ed emotivo
Il senso di colpa è un’eredità della nostra cultura. Scuola, religione, istituzioni lo utilizzano come strumento di controllo. Ci si può sentire in colpa per qualsiasi cosa: non aver lasciato il posto a sedere, non aver dato la mancia, aver detto un no. Basta uno sguardo per sentirsi sbagliati. Così, nel tentativo di piacere agli altri, finiamo per tradire noi stessi. E alla lunga, quel tradimento interiore genera frustrazione, rabbia, autoannullamento.
Anche nella separazione, chi vive la fine della relazione come un fallimento cerca di tenerla in vita ad ogni costo. Non per amore, ma per non affrontare il senso di sconfitta. In questo modo però si impedisce al partner – e a se stessi – di ricominciare.
Manipolazione, dolore e disorientamento
A volte, chi viene lasciato assume il ruolo di vittima, e alimenta nel partner un senso di colpa così forte da costringerlo a tornare sui propri passi. Si instaura un circolo vizioso in cui non c’è più gioia possibile. Il ritorno non è una scelta autentica, ma una resa. In questa trappola emotiva, il dolore si moltiplica e coinvolge tutti, figli compresi.
Il partner lasciato può ostacolare il processo di guarigione proprio e altrui, diventando un freno anziché una risorsa. E quando il senso di colpa costringe a restare, la rabbia cresce. Chi resta contro la propria volontà può finire per diventare ostile, infelice, distruttivo.
Superare il senso di colpa per scegliere davvero
Una scelta che nasce dal senso di colpa non può generare benessere né per sé né per l’altro. L’altruismo forzato è velenoso: trasforma gli altri in nemici o pesi. L’unica via è la sincerità con se stessi. Non ci si separa d’impulso. È una decisione meditata, sofferta.
Allora chiediamoci: se il mio partner non soffrisse, sarei felice della mia nuova vita? Se la risposta è sì, è la decisione giusta. Anche se ora l’altro non lo capisce, anche se c’è dolore.
Entrambi meritano amore, e se non può più esistere dentro quella relazione, potrà fiorire altrove. Ma solo a patto di non ripetere gli stessi errori. Perché una relazione viva richiede una scelta quotidiana, un dialogo continuo con l’altro e con se stessi.
Restare per colpa porta alla rabbia. Scegliere per amore porta alla libertà. E la libertà, quando è autentica, non fa mai male. Libera tutti.


