Vittorio Sgarbi

Extra del 18-12-2009
Quando ho pensato di fare questa intervista a Vittorio Sgarbi mi aspettavo di incontrare un uomo scontroso, uno che va di fretta. Invece ho trovato di fronte a me uno Sgarbi “garbato”, rilassato, attento. Un uomo disponibile al punto da parlarmi a lungo del suo rapporto con l’Assoluto, delle sue pene d’amore giovanili, delle minacce ricevute recentemente. Due lettere
Sono talmente abituato a ricevere minacce che mi sono messo a ridere! Accadeva anche quando ero a Milano. Queste però sono particolarmente rozze, seguono una serie di segnali intimidatori con teste mozzate di maiali e animali morti. Credo che possa esserci un collegamento con la mia forte presa di posizione contro le pale eoliche e le infiltrazioni mafiose.
In questo periodo lei è a teatro con “Sgarbi, l’altro”. Chi è l’altro?

È quello che si manifesta quando non ho contradditorio, come sul palco di un teatro, o quando mi trovo di fronte a una persona sola con cui discutere in modo tranquillo, ampio, ragionevole. Uno Sgarbi che non c’è quando mi trovo in un “pollaio” in cui ci sono posizioni estreme per definizione o per “presa” di posizione, perché per reazione accetto quella irrazionalità e metto in evidenza il mio lato polemico. Divento il “solito” Sgarbi. 

Ma il solito Sgarbi non ha mai pensato:“Forse dovevo reagire in un altro modo”

Mai pentito di quello che ho fatto! Però negli ultimi tempi mi è capitato di avere un sentimento di malinconia, per essere stato costretto ad irritarmi rispetto al desiderio di non fare troppo male alle persone.

Lo spettacolo si apre con un monologo in cui lei recita le ultime volontà dn ebreo rinchiuso nel ghetto di Varsavia. Nel testo è molto presente Dio. Ma lei non è ateo?

No. Sono uno scettico razionalista, ma la mia posizione legata alle cose e alla realtà fa pensare che io non possa essere religioso. Ho sempre difeso il crocifisso e i valori cristiani anche se non mi pongo il problema del Dio cristiano o del Dio musulmano, ma dell’uomo davanti a Dio. Inizio lo spettacolo con il monologo di un ebreo che non accetta di rinunciare a credere in Lui, perché se Dio è il bene, se è la carità, se è una serie di regole condivisibili, allora per quanto sembri non essere nel mondo- e si abbia la sensazione di avere fatto prevalere il male-, noi non possiamo negarlo. E’ in noi e se lo neghiamo neghiamo tutto quello che accade.

Sacralità, in un certo senso, c’è anche nel suo ultimo libro “L’Italia delle Meraviglie, una cartografia del cuore”.
Noi abbiamo una varietà straordinaria di opere d’arte. Straordinaria! In questo libro ho voluto descriverle come una questione di orgoglio nazionale. Nessun paese ha così tanti tesori come l’Italia e dovremmo esserne estetici ammiratori, invece c’è quello che butta giù il ponte, quell’altro che distrugge la villa antica, gente che vive l’arte come un impedimento alla realizzazione di qualche interesse personale, o come il mezzo per fare denaro. Qui, in modo semplice, porto alla luce la nostra arte e cerco di farla amare.

Arte, bello, donne. Passioni, ossessioni. Quale brucia di piu’?
Ho sempre sentito una forte consonanza tra la bellezza femminile e la bellezza delle opere d’arte, due passioni dominanti che diventano una soltanto. Trovo valori estetici nella bellezza delle donne, e valori della vita nell’arte come se le opere fossero animate. Avendo compiuto questa assimilazione posso dire che bruciano allo stesso modo.

Ha mai “bruciato” di gelosia?
Sì, fino al 1982.

E dopo?
Dopo ho mentito.

Si spieghi.
Mi ero innamorato di una donna sposata, quando stavo con lei e poi dovevo riportarla a casa soffrivo perchè lei dormiva con suo marito. Stavo così male che mi fermavo sotto casa, suonavo il campanello, cercavo di salire. Questo fino agli anni settanta, poi fino ai primi degli anni ottanta ho avuto un’altra passione molto forte, questa volta c’era un marito malato, ma ero lo stesso gelosissimo. La volevo tutta per me. Poi queste reazioni cosi’ forti si sono placate.

E quindi oggi è in grado di controllare la gelosia?
La gelosia non si controlla, ma se non c’è è meglio. Io credo che la fedeltà non la si può pretendere, deve essere donata. Razionalizzato questo non ci si sente più presi da ossessioni di gelosia.

E lei la dona? 
Neanche prima dell’82 ero fedele. Volevo la mia donna solo per me come pretesa di possesso, ma non ero fedele.

E la sua attuale compagna, Sabrina Colle, non è gelosa di lei?
Sabrina è su un altro piano. In un’altra dimensione. Lei è celeste!

La Colle ha dichiarato che siete stati senza fare sesso per anni. Avete fatto un voto di castità?
No. È una scelta determinata dal tempo, dalle consuetudini, dall’intimità.Esiste il sesso con l’amore, ma esiste anche l’amore senza sesso. Io posso amare mia madre, mio cugino, un mio amico e qui il sesso non c’entra. Le variabili sono tante. E anche nei rapporti di coppia, come in molti matrimoni, ci sono ragioni che possono continuare a esistere anche quando s’ interrompe l’atto sessuale. Altrimenti cosa fai, smetti di provare affetto perché non hai più rapporti sessuali?

Poi c’è la terza via, quella del sesso senza amore.
Sì, e questo al giorno d’oggi è legato a rapporti “mercenari”, rapporti esclusivamente sessuali per evitare la dipendenza affettiva. Poi nel sesso si può anche sublimare l’amore, che però nella nostra epoca è diventato consumistico. Non ci si sposa più una volta sola, ma si divorzia e ci si risposa, e “ogni volta” si pretende che sia quella giusta! È quel “ogni volta” che non va.

Quale massima ci regala Vittorio Sgarbi?
Penso ad Anna Falchi. Si rifece il seno e poi si pentì, “col seno di poi”!
Barbara Benedettelli

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Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è sociologa, saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

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