Rita dalla Chiesa

Rita dalla Chiesa
Rita dalla Chiesa intervista di Barbara Benedettelli

Il Giornale’ 26 aprile 2010

di Barbara Benedettelli
La conduttrice Rita dalla Chiesa: “Ho fatto molti errori, perciò cerco sempre di capire le persone. E difendo chi è attaccato senza motivo”

Rita dalla Chiesa è una donna con un’energia contagiosa. Durante questa intervista è stata attraversata da un’intera gamma di emozioni. Gioia, rabbia, dolore, amore, malinconia, orgoglio. «Ho fatto molti errori nella vita» dice, «per questo cerco sempre di capire gli altri. Non li giudico apertamente. Anzi. Spesso mi trovo a difendere persone che neanche conosco perché sono ingiustamente attaccate». Il senso della giustizia in lei è forte, come lo era in suo padre, il generale Carlo Alberto dalla Chiesa.

Rita, suo padre diceva, con le parole e con i fatti: «Lo Stato è qui, non abbiate paura».
«Diceva anche che bisognava essere liberi di poter chiedere una patente senza dover passare per raccomandazioni o amicizie particolari. Lui voleva un futuro libero dalle minacce. Uno Stato forte, che non voleva dire né essere fascisti né comunisti. Voleva dire essere liberi di poter esprimere le proprie idee senza per questo essere uccisi materialmente o civilmente».

Suo padre ha fatto della lotta al terrorismo e alla mafia il pilastro della propria vita. Vinse molte battaglie prima di essere fermato. Il 3 settembre del 1982 morì in un agguato insieme alla giovane moglie e all’uomo della scorta. Lei per tutta quell’estate ebbe un brutto presentimento.
«Quando quell’estate papà mi ha chiesto di mandare mia figlia Giulia a Palermo con lui e Emanuela, io ho risposto un no secco. Irrazionale ma deciso, irremovibile. Avevo paura. Lui aveva dovuto mandare via molte persone dalla prefettura perché erano in qualche modo collegate con la mafia. Lì ho capito che non avrebbe vissuto un momento semplice e per la prima volta ho pianto. Cercava quelle rassicurazioni che lo Stato aveva voluto da lui ma che poi non gli aveva restituito. Ho vissuto tutta quell’estate con dentro una sensazione terribile che qualche cosa sarebbe accaduto. E quel maledetto 3 settembre è stato così».

Al funerale non pianse. Era più forte la rabbia del dolore?
«No. È che quel tipo di dolore ti pietrifica. Il dolore che si prova per una persona cara che se ne va in modo violento è diverso da quello che provi per chi se ne va in modo naturale, come è stato per mia madre, pochi anni prima, scomparsa per un infarto. Quel giorno ai miei fratelli ho detto: “Ricordatevi che papà è papà, è il generale dalla Chiesa e noi non possiamo dare soddisfazione a chi l’ha ucciso”».

Quanto è importante per i familiari delle vittime di un omicidio la certezza che gli assassini scontino le loro pene senza mezze libertà, senza premi, senza sconti?
«È importante per poter continuare a credere che il lavoro di chiunque non sia stato vano. Che la vita di chiunque non sia stata inutile. La giustizia è al primo posto nei desideri di chi viene privato in modo violento e atroce di un familiare. E quando si chiede giustizia non si è giustizialisti, si chiede una Giustizia con la G maiuscola. Una Giustizia giusta. Una richiesta per niente banale nel momento in cui si vede che manca».

Lei ha dovuto attraversare molti dolori. Non solo la scomparsa dei suoi cari ma anche due divorzi. Uno lo ha voluto lei perché era molto giovane e anche se aveva una figlia sentiva la necessità di fare nuove esperienze, il secondo invece, quello da Fabrizio Frizzi, è stato un fulmine a ciel sereno.
«Ci siamo sposati nel 1992 dopo nove anni di convivenza. Ne abbiamo vissuti insieme da sposati altri sette. Io avevo dieci anni in più e se oggi coppie di questo tipo ce ne sono tante, allora il mondo aveva alzato un muro ostile a causa di questa differenza di età. Nel ’98 è finita e ne ho sofferto perché credevo che non ci saremmo mai lasciati. Avevo messo in conto perfino qualche possibile scappatella. Lui era più giovane, non aveva vissuto abbastanza. Oggi rivivrei tutta la sofferenza della vita pur di avere sedici anni con lui. Posso dire che è stato il mio amore più grande, quello con cui avrei voluto condividere la vecchiaia. La vita ha deciso diversamente e non è stato facile accettarlo. Oggi la sofferenza è meno forte. Allora non potevo lasciarmi andare al dolore. Mia figlia aveva bisogno di me. Era la seconda separazione che viveva».

Nello stesso periodo ha dovuto affrontare anche la chiusura del suo programma Forum.
«Giorgio Gori lasciò la direzione di Canale5 e Giampaolo Sodano, il suo successore, ha considerato il programma obsoleto. Mi sentivo tradita da tutti. Troppe cose insieme. Avevo dovuto lasciare anche la mia casa di sempre».

Oggi Forum vive e fa grandi ascolti. Che cosa lo rende intramontabile?
«Da una parte la quotidianità, dall’altra la possibilità di fare una tv socialmente utile. L’interazione con il pubblico attraverso le mail è fondamentale. Siamo collegati con tutti i canili d’Italia. Durante il terremoto in Abruzzo abbiamo fatto da tramite con la Protezione Civile. Mettiamo in contatto le persone lontane, come i militari in missione di pace e le loro famiglie che si salutano tramite la tv e sono felici».

Grazie all’interazione via mail recentemente avete risolto un caso di persona scomparsa, giusto?
«Mi ha scritto una ragazza dicendomi: “È da ieri che non sappiamo niente di mio cugino. Ha tredici anni, è uscito di casa per andare a scuola e non ha più dato notizie”. Mentre ero in onda ho chiesto alla redazione di verificare se era vero. La polizia ci stava lavorando. Abbiamo chiamato la mamma. Abbiamo fatto vedere in diretta la foto del ragazzino, una signora lo ha riconosciuto ed è stato trovato. Bello no? Poi però c’è chi si attacca anche a questo per colpire, dicono che abbiamo copiato Chi l’ha visto. Sono in diretta tutti i giorni. Se mi chiedono aiuto il mercoledì e la Sciarelli va in onda il lunedì io non penso a Rai tre. Penso a salvare un ragazzo. Scusate se ho osato tanto».

Quando si tratta di difendere gli altri o il proprio lavoro diventa una leonessa.
«Dovrei riflettere ma non ci riesco, mi parte la lingua immediatamente. Sono combattiva».

Lei è di centro destra, i suoi fratelli di centro sinistra. Chissà che lotte negli ultimi tempi.
«Con mio fratello non litigo solo perché lui è calmo, pacato, un intellettuale. Le sue idee te le argomenta. Con mia sorella invece è una guerra. Siamo tutte e due impulsive e finisce che poi ci sto male. Dovremmo evitare di parlare di certe cose ma proprio non ci riesco».

Che cosa la fa arrabbiare di più in politica?
«I discorsi di certa intellighenzia, dei radical chic, di certi giornalisti, certa sinistra. C’è tanta mala fede nelle loro parole. Questa gente ha gli occhiali anti Berlusconi, eppure sappiamo benissimo quali vantaggi possono avere nella loro vita, ma se li hanno loro va bene. Sa che tutti i giorni ricevo mail in cui leggo che sono una serva del padrone? Una vergogna che io non possa essere libera di dire quello che penso senza che mi saltino addosso. Senza ricevere insulti. Se sei di destra, se sei con Berlusconi allora non puoi avere un’opinione, un’idea, un concetto. Non puoi dire: “Ma, forse le cose non stanno proprio così”. Ti massacrano».

Qual è il suo ideale di società?
«Una società in cui ognuno può esprimere il proprio pensiero. Che non garantisca il “sopravvivere” ma il “vivere bene” per chiunque. Una società dove i giovani possano esprimersi attraverso il lavoro. Una società più giusta e c’è ancora molto da fare».

La scelta è tua

Barbara Benedettelli

Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.

Potrebbe interessarti anche

Scritta violenza domestica e di prossimità, clicca per andare all'indagine

Barbara Bendettelli  2023 – © Tutti i diritti riservati 

error: Il contenuto è protetto