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Il giudice civile di Roma ha condannato il governo e risarcire 80 mila euro a Anna Maria Giannone, madre di Jennifer Zacconi, uccisa al nono mese di gravidanza e sepolta in una buca.
La condanna è dovuta all’inadempimento della direttiva europea 80 del 2004, che conferisce alle vittime di reati violenti, che non sono state risarcite dal reo, il diritto a percepire dallo Stato un indennizzo equo e adeguato al fatto.
Spero che questa sentenza faccia giurisprudenza, sono moltissimi i familiari di persone uccise dalla criminalità comune, rovinati economicamente dalle ingenti somme spese a causa di quell’omicidio. Per le vittime di questi reati infatti non sono previsti sostegni di alcun tipo e spesso non sono più in grado di lavorare.
Devono pagare tutto: funerale, psicologi, avvocati. In certi casi sono costretti a vendere i loro beni per terminare procedimenti penali che durano un’eternità. E’ ora che lo stato metta al centro del sistema le Vittime.
Questa sentenza apre uno spiraglio di luce che dovrebbe mettere il governo nella condizione di evitare nuovi ricorsi, dando piena applicazione alla direttiva europea, ma deve anche porre in essere ogni misura in grado di prevenire queste morti. Invece ci troviamo di fronte a situazioni in cui, per non riempire le celle delle nostre prigioni, si mette ai domiciliari con moglie e figli il marito che li ha maltrattati. Follia pura.
Invece di pensare a risolvere il sovraffollamento carcerario varando provvedimenti di clemenza generalizzata come indulto e amnistia – che per altro la sentenza pilota Torregiani sconsiglia a chiare lettere – si lavori concretamente sulla prevenzione, dalla quale non può essere escluso il modello rieducativo attuale.
E’ noto a chiunque, a partire da psichiatri e studiosi, che il modello attuale basato sulla premialità è fallimentare. Finché non risolviamo i problemi alla base, non potremo mai eliminare il sovraffollamento carcerario. E avremo sempre Vittime.
Vittime che dovrebbero essere risarcite dallo Stato anche lo diventano a causa di liberazioni anticipate dei rei (individuali o collettive), che mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini.
Se a colpire il cittadino è una persona che beneficia di misura non restrittiva della libertà personale, o di libertà anticipata, il danno patrimoniale o non patrimoniale cagionato dal reato deve essere a carico dello Stato. Per consentire alle già numerose Vittime dei criminali liberati con l’indulto del 2006 di ottenere un ristoro alle loro sofferenze, la presente proposta di legge stabilisce un effetto retroattivo delle sue disposizioni al 1° agosto 2006.
Barbara Benedettelli
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Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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