Gli uomini che hanno perso la vita per mano di una donna che avrebbe dovuto amarli, nel 2017 sono 19. Le assassine
La gente ha fame, ecco perché protesta. Dopo un governo tecnico che chiedeva lacrime e sangue all’unisono con un’ Europa capace di tutelare solo gli interessi della finanza, e un anno di larghe intese dove le sole intese attuate sono quelle che riguardano la salvezza di partiti atrofizzati, non poteva che scoppiare la rivolta sociale.
Mentre in altri Paesi i segni della ripresa ci sono, in Italia le aziende chiudono e le persone si suicidano perché non ce la fanno. E quando a scendere in piazza non sono i sindacati o i partiti con i loro militanti e l’apparato, ma sono i cittadini comuni uniti al di là delle parti, la politica deve fare un passo concreto e reale verso di loro. Non un passo di forza e contrasto ma un passo di ascolto attivo, al quale deve seguire l’immediata volontà di cambiare marcia.
La gente è stanca della mancanza di pulizia e trasparenza di una parte della classe politica, stanca dei giochi di palazzo, dei favoritismi alle banche e alle lobby, della tutela incondizionata verso chi sbaglia anche a discapito dei cittadini onesti. E’ stanca di essere trattata come “cosa”, di essere “usata”. Di essere, più banalmente detto, presa in giro.
La Nazione è allo stremo delle sue forze. La gente non può più aspettare un domani sempre più incerto. La protesta dei forconi non va punita se non laddove ci sono frange violente e spesso infiltrate, né va stigmatizzata nei modi. Va compresa nelle ragioni profonde di una popolazione schiacciata dal potere economico e dall’epurazione di quella personalità individuale che lo Stato dovrebbe aiutare ognuno a sviluppare, come vuole la nostra Costituzione all’articolo 3.
Chi scende in piazza oggi lo fa perché ha fame. Fame vera, perché lo stipendio o la pensione non bastano per mangiare. Ma anche fame di giustizia, di verità, di pulizia, di legalità a ogni livello sociale, di quel rispetto per il popolo che viene chiamato populismo da chi non sa che adorare se stesso.
Sia invece obbligata la politica a scendere tra la gente. Ma non con la violenza, bensì con la costanza, il dialogo, la forza dell’unione, della moltitudine e della ritrovata umanità che hanno spinto le persone a questa protesta storica. E’ lì, tra i cittadini, sulla strada della vita, che la politica dovrebbe mettersi metaforicamente in ginocchio, davanti a quel popolo che deve servire…
@bbenedettelli
Editoriale Panorma.it 11 dicembre 2013
Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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