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Un richiamo nella prima pagina dei quotidiani, poi bisogna sfogliarne diverse, di pagine, prima di trovare parole sull’ennesima tragedia che questo paese deve affrontare. Prima dei morti in Sardegna, ci sono le vicende di una politica costruita come quei ponti che continuano a crollare, inghiottendo vite umane. Non si poteva prevedere una simile furia, è vero. Ma questa furia della natura insieme alle persone si è portata via il velo che ricopre la vacuità. Un ciclone non può fermarlo nessuno, ma possiamo pensare che, come un terremoto, prima o poi possa colpire un paese, una città, una nazione. E i primi a prevederlo dovrebbero essere proprio quei politici che oggi, mentre l’Italia intera crolla sotto un altro ciclone, quello di un’economia che ha preso il sopravvento sull’umanità, pensano a distruggere l’avversario per ottenere il primato del comando e del potere. Meno di un mese fa è crollato un altro ponte, quello di Carasco, portandosi via la vita di Lino Gattorna e Claudio Rosasco.
Dalla perizia sui piloni – ancora in atto – sembra che quello crollato avesse una base diversa dall’altro, più nuova. La causa potrebbe essere dunque la mancata manutenzione. E allora non si può dire che non ci sono responsabilità di fronte a queste tragedie. Ci sono, della politica che ha permesso di costruire ponti così fragili senza verificarne la tenuta, e dei costruttori. E i fiumi? Davvero non è colpa di nessuno se esondano? Come ogni volta, finita la tempesta, si cercano i colpevoli e come al solito si proclameranno tutti innocenti. Gli innocenti veri invece non ci sono più. Quante volte la furia della natura ha colpito la nostra Italia? Genova, L’Aquila, il Friuli, l’Emilia, l’elenco è lungo. Eppure ancora i responsabili non sono stati identificati tutti quanti, le Vittime sì. Troppe.
E i familiari di quelle vittime o chi non ha più una casa, anche a distanza di anni chiedono ancora aiuto. Un aiuto che arriva sempre e solo a parole. Parole di una politica sempre più introflessa, sempre più attenta solo a se stessa, sempre più distante dalla realtà. Una politica che si riempie la bocca di parole belle, che si definisce nuova senza esserlo davvero. Che trasmette visioni senza realizzare concretamente un nuovo modello di partito che vede eletti e militanti a spalare, per esempio, il fango. Quello vero.
La politica della polis ha lasciato il posto a quella del potere. Ora i cittadini si aspettano, da un governo che ritiene di essere il migliore possibile, un controllo su tutti i ponti d’Italia. Si aspettano che vi sia un’immediata verifica dei fiumi per renderne sicuri gli argini. Perché queste morti assurde non possono essere ancora una volta vane. Il mondo è cambiato, la gente, la polis, è stanca di ascoltare parole che non corrispondono ai fatti. Il ponte che unisce la politica ai cittadini e viceversa sta crollando. E’ stato costruito sull’argilla. Se non s’interviene immediatamente su tutta questa vacuità, l’Italia non può che soccombere di fronte a un ciclone tremendo, che vede tutti colpevoli.
@bbenedettelli
Barbara Benedettelli è saggista e giornalista pubblicista. Socio fondatore e Vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime, da anni è vicina ai familiari delle Vittime dei reati violenti. Attualmente è Assessore a Città di Parabiago (Mi) con delega a Polizia Locale, prevenzione stradale, Protezione Civile e cultura.
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